«Ricordo quel razzo, poi più nulla» Il fotografo Micalizzi rischia un occhio

«Ricordo quel razzo, poi più nulla» Il fotografo Micalizzi rischia un occhio
L'ATTACCOMILANO «Ricordo solo che ci hanno sparato addosso un razzo. Poi più nulla». Gabriele Micalizzi, trentacinque anni, è in un letto dell'ospedale militare americano di...

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L'ATTACCO
MILANO «Ricordo solo che ci hanno sparato addosso un razzo. Poi più nulla». Gabriele Micalizzi, trentacinque anni, è in un letto dell'ospedale militare americano di Baghdad, dove è arrivato lunedì notte dopo lunghe ore di attesa in Siria e un faticoso trasferimento a bordo di un veicolo medico dal confine siro-iracheno. Lui che, con la Leica sempre al collo, ha documentando la Primavera araba, gli scontri in Palestina, la guerra in Libia, questa volta non si capacita di essere sopravvissuto. Parla al telefono con la compagna Ester e le chiede informazioni sul proprio stato di salute, poiché è bendato e non c'è nessuno ad assisterlo. Ma è lui a rassicurarla, a dire che va tutto bene. «Gabriele è forte», dice Ester dopo aver riattaccato.

SCHEGGE NELL'OCCHIO

Ferito lunedì sul fronte tra l'Isis e le forze curde nella Siria sud-orientale, dove anche ieri è proseguito l'assalto finale sostenuto dalla coalizione a guida americana contro l'ultima sacca di territorio in mano ai miliziani dello Stato islamico, il fotografo è stato operato a Baghdad. Aveva delle schegge nell'occhio sinistro, ferite sull'avambraccio, due dita rotte e a causa dell'onda d'urto ha perso l'udito da un orecchio, ma secondo i chirurghi dovrebbe presto recuperarlo. «Ora Gabriele sta complessivamente bene», dice Alessandro Sala, collega del collettivo indipendente Cesura. «Ho parlato con i medici che l'hanno operato, mi hanno detto che l'occhio destro è reattivo mentre quello sinistro è più danneggiato, ma che è ancora presto per dire se da quell'occhio ha perso o no la visione», aggiunge. Comunque non è in pericolo di vita, assicurano dall'ospedale, perché nell'attacco non sono stati danneggiati organi vitali. Gabriele è esperto e non è imprudente, prima di salire sul tetto dell'edificio per scattare le immagini dalla postazione della Cnn ha indossato il giubbotto antiproiettile e l'elmetto, ma le schegge dei razzi sparati dal lanciagranate portatile anticarro lo hanno colpito in pieno volto. Presto sarà trasferito in Italia, non prima però che le sue condizioni si siano stabilizzate. «È vigile, lucido e presente. Siamo ottimisti», lo incoraggiano a distanza i reporter di Cesura. Micalizzi era impegnato sul fronte di guerra tra il fiume Eufrate e il confine iracheno, nei pressi di Baghuz. Qui si continua a combattere e le forze curde affermano che nei prossimi giorni «l'Isis sarà definitivamente sconfitto» militarmente. Tanto che nel vicino impianto petrolifero di Al Omar si sta allestendo una piattaforma da cui annunciare formalmente la sconfitta dello Stato islamico in Siria. Oggi, informa l'ong Osservatorio siriano per i diritti umani (Ondus), i jihadisti dell'Isis sono asserragliati in un fazzoletto di terreno di appena due chilometri quadrati. Si tratta di alcune centinaia di irriducibili, per lo più iracheni e tunisini. Secondo l'Osservatorio, questi miliziani custodiscono un tesoro costituito da circa 40 tonnellate di lingotti d'oro, trafugati negli anni dai depositi delle banche di Siria e Iraq.
C.Gu.
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Il Gazzettino