Ricerca su mille studenti: «Gli stranieri sono uguali a noi»

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LO STUDIO

UDINE Coinvolgere direttamente gli studenti in una ricerca scientifica, per scardinare, dati alla mano, i pregiudizi. L'iniziativa si chiama DiverSimili ed è stata ideata dall'associazione Kaleidoscienza, col contributo della Regione e con la collaborazione dell'Istituto di genomica applicata di Udine, Oikos, l'istituto comprensivo di Basiliano e Sedegliano e Ideo. L'obiettivo? Introdurre conoscenze scientifiche e strumenti oggettivi nel dibattito sull'immigrazione e sulla società multiculturale, partendo dai più giovani. Mille ragazzi delle scuole elementari, medie e superiori della provincia di Udine e di Gorizia sono stati coinvolti, infatti, in un'iniziativa di citizen science: «Si sono messi nei panni dei ricercatori spiega Giada Rossi, coordinatrice del progetto -; abbiamo fornito loro un questionario anonimo in cui indicare alcuni dati generici come età, sesso e provenienza. C'erano poi sette domande su altrettanti tratti esteriori, chiamati fenotipi e legati a geni specifici, relativi a tipo di capelli e di attaccatura alla fronte, miopia, posizione del lobo dell'orecchio, percezione del gusto del coriandolo e dell'odore dell'urina dopo aver mangiato asparagi e riflesso starnuto-fotico, cioè lo starnutire quando esposti a luce forte. Loro hanno risposto al questionario e lo hanno anche sottoposto a parenti e amici, raccogliendo alla fine 2.600 schede, di cui il 10% da persone nate non in Italia». I risultati dell'indagine saranno esposti il 16 febbraio in Sala Ajace per i Darwin Days organizzati dal Museo friulano di storia naturale, ma sono emerse alcune evidenze: ad esempio, che le differenze tra persone di diversa provenienza sono inferiori all'uno per mille: «Quattro delle caratteristiche prese in considerazione spiega Rossi -, non dipendono dalla provenienza; alcune poi dipendono dal sesso o dall'età. Per i ragazzi, le informazioni raccolte sono state una spiegazione più concreta e tangibile di ereditarietà e in generale sono serviti per dare una fotografia della biodiversità del territorio e sensibilizzare sul concetto che, pur essendo tutti molto diversi, ci sono caratteristiche ubiquitarie che ci accomunano». Qual è stata la reazione dei ragazzi coinvolti? «Sono rimasti colpiti dal messaggio principale, cioè che le razze umane non esistono. Per gli insegnanti si è trattato di un progetto utile per affrontare in classe alcune problematiche. I ragazzi, soprattutto i più grandi, erano sorpresi perché, osservando le persone, hanno sempre dato per scontato che ci fossero delle divisioni. Speriamo di essere riusciti a scardinare il pregiudizio; credo che molti siano perplessi, ma significa che c'è rielaborazione. I più piccoli, invece, sono più limpidi e più aperti». DiverSimili non si è limitato all'indagine. I ragazzi hanno anche indossato i panni dei divulgatori, ideando alcuni strumenti di peer education per promuovere il concetto di biodiversità tra i coetanei e i più piccoli. Da ottobre a dicembre scorsi, inoltre, Kaleidoscienza ha organizzato incontri in classe per parlare del tema, affrontandolo dal punto di vista culturale e scientifico, e lavorando sulla percezione dei colori (che è soggettiva), spiegando anche come alcune differenza esteriori dipendano dall'adattamento all'ambiente.

Alessia Pilotto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino