«Resto leghista con l'amaro in bocca»

«Resto leghista con l'amaro in bocca»
«Resterò nella Lega Nord, partito al quale sono ancora iscritto, anche se con l'amarezza di aver sperimentato una formazione che mi ha lasciato da solo». ...

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«Resterò nella Lega Nord, partito al quale sono ancora iscritto, anche se con l'amarezza di aver sperimentato una formazione che mi ha lasciato da solo».

Enore Picco, ex consigliere regionale del Carroccio nella scorsa legislatura, affronta così il suo futuro politico nei giorni seguenti la sentenza del Gup del Tribunale di Trieste, Giorgio Nicoli, che ha deciso per il non luogo a procedere rispetto alle spese che gli erano state contestate dalla Procura nel suo periodo da consigliere regionale.
«Questi anni per me sono stati un calvario che ha stravolto la mia vita, quello della mia famiglia, il mio lavoro», afferma, oggi visibilmente sollevato per come le motivazioni della sentenza supportino «un giudizio di totale compatibilità di simili spese con l'attività portata avanti da un consigliere regionale». Tuttavia, aggiunge, «sono vicende che lasciano il segno e ora non sono più quello di cinque anni fa».
Intatta, però, resta la determinazione a sottolineare la stretta connessione che aveva costruito da consigliere regionale tra la sua attività sul territorio e le sue conseguenti prese di posizione in Consiglio regionale. Affiancato Andrea Gaiardo, l'avvocato che lo ha assistito nella vicenda, Picco mostra la pagina 130 della sentenza, laddove si scrive che «come emerge dalla copiosa e univoca documentazione prodotta dalla difesa in relazione alla sua attività prevalente in seno al Consiglio regionale, detta attività fu connotata da una specialissima e intensa dedizione ai temi della tutela del territorio e dell'ambiente dell'Alto Friuli, nonché alla difesa degli interessi anche economici e occupazionali delle popolazioni della montagna friulana».

Picco torna ai mesi in cui si decidevano le ricandidature alle elezioni regionali del 2013 e resta convinto che «per il lavoro svolto nei cinque anni da consigliere avevo la garanzia di poter tornare in Consiglio e continuare a portare avanti il lavoro avviato su diversi fronti, anche quello a riguardo delle azioni per il risparmio energetico». È andata diversamente ma ora «si dice a disposizione». Poiché, ricorda, «nessuno mi ha cacciato, io mi sono autocongelato dalla politica finché non fosse stata fatta chiarezza». Ed ora che è arrivata la sentenza liberatoria - sebbene l'avvocato puntualizzi «non essere ancora definitiva poiché la Procura potrebbe impugnarla in Cassazione» -, Picco non può dimenticare una carriera con «23 anni da sindaco di Bordano, un mandato e una parte di un secondo in Consiglio provinciale a Udine e poi la legislatura in Regione». A supportarlo in una rinnovata disponibilità «tanti incoraggiamenti che non avrei pensato» e che fanno da contraltare ad altri «abbandoni e allontanamenti».
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Il Gazzettino