Restituita la figlia ai genitori-nonni

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ROMA - «È una bellissima notizia, ma ho bisogno di capire meglio. Devo parlare con i miei avvocati, cercate di capire ...», sono le prime incredule parole con le quali Luigi Deambrosis, padre settantacinquenne di una bimba nata nel 2010 e subito toltagli dalle braccia - e da quelle della moglie Gabriella Carsano, madre naturale della piccola, partorita a Torino a 57 anni -apprende della decisione della Cassazione che ha accolto il ricorso della coppia per riavere la figlia dichiarata adottabile per via della loro età avanzata, e dell'accusa infondata di averla abbandonata qualche minuto in auto. Con questo verdetto scritto dalla consigliera Loredana Nazzicone, la Suprema Corte ha sconfessato se stessa ribaltando una precedente decisione del 2013, una delle ultime sentenze firmate dal presidente Corrado Carnevale, che aveva confermato lo stato di adottabilità della bimba deciso dalla Corte di Appello di Torino nel 2012. Due i piloni a fondamento della sottrazione della neonata ai legittimi genitori: l'episodio dell'auto, nonostante la coppia fosse stata del tutto assolta e dimostrato che la piccola era sempre rimasta in condizioni di assoluta sicurezza e non di abbandono, e il pregiudizio anagrafico verso i genitori "nonni". I supremi giudici, in base alle indicazioni della Corte di giustizia europea che considera l'adozione una misura estrema da attuare solo in caso di madre e padre «indegni», hanno divelto il primo pilone affermando il principio che «è revocabile per errore di fatto la sentenza di Cassazione che, nel confermare la declaratoria dello stato di adottabilità assunta dai giudici di merito» si sia fondata su una circostanza esclusa nel corso di un processo. Il secondo affondo della Suprema Corte che -come dimostra anche il recente verdetto sulla stepchild adoption- non è più incline a limitare il diritto-dovere alla genitorialità solo in favore delle coppie "tradizionali", è contro il «refrain che fa da sfondo all'intera decisione», quello dell'età dei genitori. Gli ermellini sottolineano come le decisioni pro adozione abbiano considerato «una gravidanza a 57 anni lei e 69 lui» una sorta di «deviazione dalla norma», ma la legge italiana, obietta oggi la Cassazione, non pone «limiti» anagrafici «a chi intende generare». Inoltre, prosegue la sentenza, nessuna prova è stata fornita sulla «assoluta inidoneità genitoriale, agganciata all'età o ad altro, da cui far derivare la misura estrema, e dai risvolti irreversibili, quale è lo stato di adottabilità». Mentre sono stati ignorati tutti gli elementi che deponevano a favore della capacità genitoriale della coppia, due persone stimate e ben inserite nel loro ambiente, sane e senza sindromi da invecchiamento. Quanto al disagio manifestato dalla piccola, tolta a padre e madre ancora in fasce, i supremi giudici puntano il dito sulla "colpa" dello Stato che ha causato questo ingiusto allontanamento. Adesso la Corte di Appello di Torino deve provvedere a riunificare questa famiglia smembrata per un pregiudizio.
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Il Gazzettino