Renzi: i senatori non sono i passacarte della Procura

Renzi: i senatori non sono i passacarte della Procura
«I senatori non sono i passacarte della procura di Trani». Secca replica di Matteo Renzi alle polemiche sorte dopo il no di palazzo Madama all'arresto del senatore Azzollini....

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«I senatori non sono i passacarte della procura di Trani». Secca replica di Matteo Renzi alle polemiche sorte dopo il no di palazzo Madama all'arresto del senatore Azzollini. «Avendo rispetto della Costituzione - ha precisato il premier in conferenza stampa dopo il Consiglio dei ministri di ieri - dico che rispettare la magistratura è rispettare le competenze dei giudici ma anche degli altri». Premesso che «sulla libertà delle persone non si vota per indicazione di partito ma guardando le carte», Renzi ha affermato che «il capogruppo pd Zanda ha visto le carte su Azzollini: si è convinto che sia una vicenda molto complicata e che il fumus persecutionis potrebbe esserci e ha lasciato libertà di coscienza. Io - ha aggiunto - non so dire come avrei votato perché non ho letto le carte, ma considero il voto un segno di maturità».

Il caso Azzollini ha diviso il Pd, ma più che sulla vicenda del senatore pugliese la spaccatura tra i dem è emersa giovedì a palazzo Madama col voto dei 19 della minoranza che ha mandato giù il governo sull'articolo 4 della riforma Rai. E il segretario-premier ne ha preso spunto per un severo monito alla consistente pattuglia degli oppositori interni contro l'anarchia dei voti in aula: «Una parte del Pd - ha detto - ha voluto dare un messaggio politico approfittando delle molte assenza. Tuttavia, quel messaggio non ci preoccupa, noi andiamo avanti più convinti e decisi di prima, abbiamo un patto con gli italiani. I numeri li abbiamo anche in Senato, le polemiche all'interno del Pd - ha sottolineato - andrebbero gestite dentro il gruppo, chi ha voglia di discutere lo faccia, ma poi, a meno che non ci siano voti di coscienza, nell'azione parlamentare ciascuno dovrebbe fare quanto deciso dal gruppo. Se invece si fanno mancare i voti in Aula, ne prendiamo atto, non è una cosa che ci fa paura, ma è un metodo poco rispettoso dell'idea stessa di comunità e chi lo adotta se ne deve assumere la responsabilità».

Le argomentazioni di Renzi sul caso Azzollini non convincono granché gli esponenti della minoranza dem, che continuano a criticare la «scelta ipocrita» di dare libertà di coscienza e la marcia indietro rispetto al deliberato della Giunta per le Immunità del Senato favorevole alla concessione dell'arresto. Diversa, invece, l'accoglienza da parte dell'Associazione nazionale magistrati, il cui presidente Sabelli ha affermato: «Al di là delle parole usate, mi pare che il presidente Renzi abbia voluto distinguere ambiti, reciprocamente autonomi, di una stessa vicenda: quelli dell'autorità giudiziaria e quelli del Senato». Di qui la considerazione conciliante che, se «questo è il senso delle parole del presidente del Consiglio, non mi pare il caso di alimentare polemiche inutili». Sulla linea della polemica si attesta invece il presidente della Giunta per le Immunità, Dario Stefano, che dopo la conferenza stampa di Renzi ha invitato il premier «a conservare equilibrio anche nei momenti di difficoltà e rispetto per l'assoluta autonomia delle Camere in materia di immunità parlamentari». Stefano, trova «particolarmente imbarazzante» che Renzi «esprima un punto di vista così affrettato e superficiale sul lavoro svolto dalla Giunta del Senato e dagli stessi componenti della sua area politica che ne hanno votato compatti un'indicazione dopo aver esaminato le carte in maniera scrupolosa». Entusiasta, invece, lo stesso Azzollini, per il quale quella di Renzi è «una dichiarazione esemplare, nel senso che individua esattamente il compito che le Camere hanno in questi casi».
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Il Gazzettino