«Caro Alexis, nel momento in cui si insedia il tuo governo, desidero rivolgerti i miei auguri più sentiti di buon lavoro. La sfida che ti attende è sicuramente molto...
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Tutti sanno che Alexis Tsipras non prese parte all'incontro a Bologna del 7 settembre scorso e che mise insieme i leader socialisti europei: Manuel Valls (primo ministro francese), Pedro Sanchez (leader del Psoe spagnolo) e il vice premier olandese, Diederik Samson. Quattro leader, Renzi compreso, quattro camice bianche e quattro quarantenni senza cravatta, per quello che venne definito il 'patto del Tortellino'. Quattro leader critici nei confronti della politica del rigore praticata da Bruxelles e imposta da Berlino, ma non pregiudizialmente ostili alla Cancelliera Merkel che invece da ieri è divenuta il nemico numero uno del primo ministro greco e dei suoi alleati di destra. Dal fronte trasversale che mette la Germania nel mirino, Renzi si tiene alla larga anche se è convinto che l'esasperazione che si coglie nel voto greco dia sostegno a molte delle sue analisi sulla tenuta dell'Unione Europea. Oltre ad essere in ballo anche la trentina di miliardi che l'Italia ha prestato alla Grecia, per Renzi è in gioco il futuro dell'Europa che rischia di consegnarsi a forze antieuropeiste e xenofobe. L'entusiasmo con il quale molti esponenti della sinistra del Pd e di Sel si sono precipitati ad abbracciare la vittoria di Syriza, fa sorridere più il segretario del Pd che il premier. Vedere insieme le bandiere rosse di Paolo Ferrero insieme a quelle di Marine Le Pen lo preoccupa anche se è convinto che a Bruxelles, come a Francoforte la musica stia cambiando e che comunque anche il governo di Atene, smaltita l'euforia per il successo, debba venire a patti con l'Europa. Ed è a Bruxelles che Renzi aspetta di incontrare il giovane primo ministro greco che in campagna elettorale più volte lo ha portato ad esempio di un nuovo modo di concepire l'Europa. E qui Renzi è pronto ad aprire un fronte tutto interno con coloro che da tempo tentano di contrapporre la sua leadership a quella di Tsipras. In sostanza Renzi non vede l'ora di misurare la sinistra radicale alla prova dei fatti per vedere sino a che punto ha presa il fascino greco che sembra aver colpito anche autorevoli esponenti della sinistra storica come D'Alema e Rodotà.
A quanti si interrogano più su questo che sulla possibilità che il Pd potesse fare la fine del Pasok, Renzi è pronto a porre un lacerante quesito: è peggio trattare con Berlusconi o con Kammenos?
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Il Gazzettino