«Un premier dinamico». «Impressionato dall'energia di Matteo nel volere le riforme e nel voler sfidare lo status quo». Una sfilza di complimenti tributati da Obama a Renzi...
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I due si consegnano alle domande dei giornalisti nell'East Room della residenza presidenziale, dopo il colloquio bilaterale nello studio Ovale della Casa Bianca. Primo incontro nella White House e settimo faccia a faccia tra due leader che sulla ricette economiche si intendono molto. «Mi considero un po' italiano...». In prima fila, ad ascoltare i due, il segretario di Stato americano John Kerry e il responsabile della sicurezza nazionale Susan Rice. Dall'apprezzamento al Paese del «buon vino» alle lodi per l'approccio che Renzi ha su riforme e crescita: «Giusto andare avanti sulle riforme, ma occorre avere flessibilità per aumentare la domanda è gli investimenti».
Obama ricorda la priorità agli investimenti sin dal suo primo mandato. Racconta gli sforzi per consolidare il sistema bancario e «lo sforzo di dare soldi ai contribuenti per rafforzare la crescita». «Il modo migliore per ridurre il deficit era non solo quello di tagliare la spesa, ma di far crescere l'economia. È ora siamo riusciti anche a ridurre il deficit dei due terzi». «Dare speranza alle persone - insiste Obama - perché se ci sono tagli senza crescita il consenso politico crolla». Musica per le orecchie di Renzi che indica la crescita Usa come «modello per l'Europa» e ricorda come «in un recente consiglio europeo Draghi e Juncker hanno presentato le slide con i risultati di Usa e Ue che dimostrano come l'Europa basata solo sull'austerity non va da nessuna parte».
Tra gli argomentati trattati nel vertice il rapporto con la Russia e la complessa situazione mediorientale. Italia e Usa spingono per la formazione di un governo nazionale in Libia, e lavorano per evitare che l'Iran si doti di armi nucleari. Le sanzioni «devono continuare in questo momento» sia su Teheran sia su Mosca in attesa che con gli iraniani si perfezionino gli accordi e che i russi diano completa attuazione agli accordi di Minsk. Il dramma dell'immigrazione clandestina Renzi lo ha proposto al presidente americano non solo come problema di sicurezza ma anche come problema umanitario. «L'Italia è pronta ad assumersi la responsabilità di una leadership negli sforzi diplomatici, ed è certa che non sarà sola». Se però sull'Afghanistan l'Italia fa la sua parte lasciando le proprie truppe per altri mesi, Obama sulla Libia tira il freno a mano, smentendo non solo un intervento militare ma anche l'invio di droni.
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Il Gazzettino