«Cresce il Pil, crescono gli occupati, meno disoccupazione. Le riforme servono». Matteo Renzi incassa i nuovi dati Istat e celebra con l'immancabile tweet «le buone notizie»...
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Di questo Renzi ha parlato con il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, nella prima riunione dedicata a imbastire la legge di stabilità. La manovra che, come è stato confermato nel vertice, porterà alla cancellazione della Tasi e dell'Imu per tutti il prossimo anno. Da Bruxelles però è arrivato un primo stop. Proprio mentre a palazzo Chigi si svolgeva il vertice economico, fonti della Commissione hanno fatto sapere che la cancellazione della tassa sulla casa è contraria alle raccomandazioni dell'Unione: «È ben noto che il Consiglio ha raccomandato che l'Italia sposti sugli immobili e i consumi il carico fiscale che grava su lavoro e capitali».
Un altolà, tra l'altro informale, che non ha per nulla impressionato Renzi e Padoan. Da tempo il premier sostiene che la politica economica europea «deve cambiare», che «serve il coraggio della crescita e non il rispetto ossessivo di parametri che hanno portato l'Eurozona a crescere meno di tutte le altre aree del mondo». E ieri a palazzo Chigi, commentando il monito della Commissione, un ascoltatissimo consigliere economico ha aggiunto: «In Italia decidiamo noi e non Bruxelles. Se vogliono si facciano eleggere e poi vengano a gestire il Paese...». «Il governo», ha aggiunto il sottosegretario all'Europa, Sandro Gozi, «ha tutta l'autorevolezza e la credibilità per proseguire in piena autonomia il percorso riformatore e quindi anche il taglio delle tasse».
Insomma, si annuncia battaglia. Soprattutto sulla flessibilità. In gioco ci sono circa 5-6 miliardi, utili proprio per tagliare la Tasi e l'Imu. Per arrivare a questa cifra il governo sta pensando di giocare una carta inedita: la clausola per gli investimenti. Per il 2016 Roma ha già sfruttato la clausola per le riforme strutturali, pari a 6,4 miliardi a uno 0,4% del rapporto deficit-Pil. Tant'è che il prossimo anno l'Italia farà segnare un rapporto dell'1,8%, contro il previsto 1,4%. E dunque difficilmente potrà battere ancora sul quel tasto. Ma, grazie a un lavoro di scouting di Padoan e dei tecnici dell'Economia, il governo ha scoperto di poter ricorrere alla clausola per gli investimenti. «Prima si pensava che non fosse cumulabile con quella per le riforme e che comunque l'importo totale non potesse superare lo 0,5% del Pil. Ora, invece, abbiamo scoperto che c'è la possibilità del cumulo e che probabilmente potremo spuntare uno scostamento dello 0,6%», dicono al Tesoro. Traduzione: palazzo Chigi punterà a ottenere dalla Commissione europea la possibilità di stanziare in investimenti 3,2 miliardi.
Ma per strappare più flessibilità, Renzi ha bisogno di andare avanti con le riforme: «Senza perderemmo slancio, competitività e credibilità». E la prima riforma da portare a casa è quella del Senato, contro cui lavora la minoranza del Pd. Da qui un appello all'unità: «Ognuno può avere le proprie idee politiche, ma oggi è fondamentale che tutti insieme diamo una mano». C'è chi dice che tra i destinatari dell'appello ci sia anche Silvio Berlusconi e non solo Bersani & C.
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Il Gazzettino