Referendum, 39 sindaci del Pd per il sì

Referendum, 39 sindaci del Pd per il sì
L'APPELLOVENEZIA Hanno firmato in 39. E anche se sono tutto sommato veramente pochi, è già qualcosa che si muove nell'immobilismo del Partito democratico veneto. I 39 sono...

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L'APPELLO
VENEZIA Hanno firmato in 39. E anche se sono tutto sommato veramente pochi, è già qualcosa che si muove nell'immobilismo del Partito democratico veneto. I 39 sono sindaci, assessori, consiglieri di piccoli e medi Comuni di cinque province del Veneto (all'appello mancano Rovigo e Belluno) e il documento che hanno firmato si intitola Per un'autonomia efficiente, fondata sugli enti locali, solidale e orientata allo sviluppo sostenibile. Un appello, di fatto, ad andare a votare domenica prossima al referendum sull'autonomia per il Veneto e votare sì.

CHI SONO
A firmare il documento - per citare alcuni degli amministratori dei principali centri - sono stati i sindaci di San Donà di Piave Andrea Cereser e di San Bonifacio Giampaolo Provoli, l'assessore di Thiene Andrea Zorzan, il consigliere comunale di Monselice Rino Biscaro, i sindaci di San Biagio di Callalta Alberto Cappelletto e di Roncade Pieranna Zottarelli. Sono rappresentate le provincia di Venezia con 8 sottoscrittori, Verona (11), Vicenza (8), Padova (6), Treviso (6). Nessun cenno da Belluno (dove peraltro le consultazioni referendarie sono due, quella per il Veneto e quella per l'autonomia bellunese) né da Rovigo. «Fedeli ai principi costituzionali e convinti che la consultazione del 22 ottobre non possa avere solo i caratteri di una rivendicazione politica, ma debba essere vissuta come una nuova opportunità per ridefinire il ruolo primario degli enti locali nella vita dello Stato - recita il documento sottoscritto dai 39 - sosteniamo sì al referendum per l'autonomia del Veneto. Un sì responsabile, solidale, sostenibile».
IL DOCUMENTO
Dopo aver sottolineato che il quesito del referendum «si presenta indeterminato sui reali contenuti delle materie oggetto del negoziato e quindi sulle concrete conseguenze in termini di maggiore autonomia amministrativa, organizzativa e fiscale ottenibile», i 39 amministratori del Pd dicono di voler «tradurre le finalità del referendum in obiettivi concreti, percorribili e coerenti col dettato costituzionale e i principi dello Statuto della Regione Veneto». E, in quattro punti, dicono «sì a una autonomia efficiente, sì all'autonomia fondata sugli enti locali, sì all'autonomia solidale, sì all'autonomia che guarda a capitale umano, impresa, ambiente».
I SINGOLI

In realtà, tolta la Lega, non solo il Pd - che a fatica ha votato a maggioranza un documento per il sì critico lasciando comunque libertà di scelta - ma un po' tutti i partiti non è che si siano affannati tanto in questa campagna elettorale referendaria. Iniziative di partito non se ne sono viste, se non gli stati generali di Forza Italia con una sessione pomeridiana dedicata al referendum. L'impegno è, così, a livello di singoli, nel Pd dalla pasionaria Simonetta Rubinato al capogruppo in Regione Stefano Fracasso, ma anche il senatore Giorgio Santini. Occhio: le divisioni sono trasversali e riguardano anche il M5s visto che in Regione sono schierati per il sì quattro consiglieri su 5, con Patrizia Bartelle contraria. Quanto alle iniziative pubbliche sono quasi tutte unilaterali, senza contraddittorio. Singolare a questo proposito, il confronto tra il segretario regionale del Pd Alessandro Bisato (per il sì) e il consigliere regionale Graziano Azzalin (per l'astensione) domani sera a Mejaniga. Ma nel Pd ha tenuto banco anche la decisione di Achille Variati di sostenere alle primarie che si terranno il 3 dicembre per la scelta del candidato sindaco di Vicenza il suo attuale vice Jacopo Bulgarini d'Elci: scelta che ha lasciato più di qualcuno sorpreso non tanto dal punto di vista politico e amministrativo, ma referendario. Perché Variati è per il sì mentre Bulgarini d'Elci è per l'astensione.
Alda Vanzan
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Il Gazzettino