Rapina a San Marco La pista porta a Est

Rapina a San Marco La pista porta a Est
Adesso si cambia. Anche tre minuti, in piazza San Marco, rischiano di essere troppi. Tre minuti, per essere chiari, è il tempo di reazione che hanno avuto le forze dell'ordine...

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Adesso si cambia. Anche tre minuti, in piazza San Marco, rischiano di essere troppi. Tre minuti, per essere chiari, è il tempo di reazione che hanno avuto le forze dell'ordine venerdì, quando una banda di rapinatori ha tentato di colpire la gioielleria Missiaglia utilizzando dei fumogeni come diversivo. Ieri è sceso in campo il prefetto di Venezia Carlo Boffi, convocando d'urgenza il comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica. Risultato: giro di vite sui controlli.

«Abbiamo disposto degli interventi specifici per i prossimi giorni - spiega il prefetto - da parte del reparto prevenzione crimine e delle squadre Sos e Uopi (le unità antiterrorismo introdotte dal'ex ministro dell'Interno Angelino Alfano, ndr) di carabinieri e polizia». Inoltre, il Comune installerà nuove telecamere nell'area marciana per potenziare ulteriormente il sistema di videosorveglianza. Al momento gli occhi elettronici in piazza sono sei, e uno di questi sarebbe riuscito a immortalare azione e fuga di almeno uno dei banditi.

Nel frattempo, gli investigatori hanno ricostruito nei dettagli la dinamica dell'assalto, pianificato con un'organizzazione da veri professionisti. I due rapinatori sono entrati in azione intorno alle 12.45, suonando il campanello della gioielleria. Uno in completo grigio, il complice vestito di nero, entrambi con una coppola in testa. Uno dei due indossava gli occhiali da sole e, una volta dentro, ha estratto la pistola. Il complice ha bloccato la porta d'ingresso con il giornale mentre l'altro si è rivolto alle commesse. Il primo le ha minacciate in italiano, il secondo in inglese. «Get off», state giù. Per tutta risposta, una delle due si è scagliata sulla vetrata riuscendo ad attirare l'attenzione di un cliente del Caffè Quadri che, poi, ha dato l'allarme. Con il piano ormai in fumo, i due sono fuggiti uscendo dalla porta principale tenuta aperta dal giornale, per poi mescolarsi alla folla in uscita dalla piazza. Pare che i due rapinatori parlassero con accento dell'Est Europa. Le immagini delle telecamere hanno inquadrato i volti. Oltre ai filmati si aspettano anche i risultati della scientifica, per capire se sui fumogeni (o sul giornale) siano state lasciate impronte o tracce di Dna. Si lavora anche sui precedenti: le modalità e l'abbigliamento, infatti, ricordano molto i responsabili del colpo alla gioielleria Bastianello in campo San Bartolomeo, avvenuta il 10 marzo scorso. Anche in quel caso, la rapina non era riuscita grazie alla reazione del titolare. I detective valutano anche diversi episodi avvenuti nelle principali città italiane, protagoniste bande provenienti dall'Est.
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Il Gazzettino