A poco più di un mese dalla stella cadente che ha solcato i cieli di Rovigo il 31 maggio Roberto Ragazzoni, astrofilo ordinario dell'Istituto Nazionale di Astrofisica...
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In questo telescopio c'e' anche una strano specchio che sembra come un grosso diamante. L'obiettivo principale di tutti i grandi telescopi non è una lente, ma uno specchio (anche quello degli astrofili a Sant'Apollinare, ad esempio); per andare a caccia della spazzatura spaziale, ne abbiamo disegnato uno speciale: ha un diametro di oltre un metro, ma divide la luce in 16 parti. Il bello è che è costruito e montato in modo particolare: è come se degli specchi grandi, quelli da un metro, ce ne fossero 16, quindi è anche un gran bel risparmio economico, oltre che un vantaggio per controllare il cielo. Che interessi ci sono attorno a questo tipo di osservatori? Le Agenzie Spaziali sono in prima linea, una delle funzioni di queste macchine è i scandagliare il cielo per catalogare la cosiddetta spazzatura spaziale.
Oggi si spendono parecchi soldi per mantenere un satellite in orbita facendo manovre, anche una volta al giorno, per evitare di colpire dei detriti. E alle Nazioni Unite c'e' un ufficio apposta per cercare di coordinare gli sforzi per prevenire gli effetti di un asteroide che possa colpire il nostro pianeta. Che probabilità c'è che si verifichi un fenomeno simile? «L'evento è estremamente raro, ma è già accaduto nella storia del pianeta. Quindi, catalogare tutti gli oggetti che potenzialmente sono a rischio è una delle prima operazioni da fare, e per questo servono tanti telescopi, oppure dei trucchi come il nostro che moltiplica per 16 la capacità di scandagliare il cielo». Dove è meglio posizionare questi apparecchi? «Dovrebbero essere installati in località come Isnello, sulle Madonie, o forse in Sardegna, vicino ad un radiotelescopio che è anche usato per collegamenti con le sonde più lontane, o forse persino a Matera, dove c'e' già un telescopio che misura con un laser la distanza terra Luna. In Italia c'è una forte vitalità attorno a queste cose, la scala internazionale di pericolosità di un asteroide si chiama anche scala Torino e molti dei disegni dei telescopi nuovi passano anche per Rovigo».
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Il Gazzettino