Campioni di differenziata: la provincia di Belluno brilla nella distinzione tra vetro-plastica-lattine, carta e cartone, umido e secco. I bellunesi sono particolarmente bravi nel...
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Sulle 86mila tonnellate di immondizie prodotte nel 2015 (ultimo dato aggregato disponibile), oltre 63mila tonnellate erano differenziate. L'Ispra (Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale, del Ministero dell'Ambiente) ha aggiornato pochi giorni fa il rapporto Rifiuti Urbani. I dati sono ormai di due anni fa, ma dipingono una situazione quanto mai rosea per il Bellunese (o verde, se si preferisce rimanere in tema). A partire dal Comune capoluogo. Secondo Ispra, nel 2015 i bellunesi hanno saputo far arrivare il livello di differenziata al 72,59%. Non per niente Belluno è sempre nelle parti alte delle classifiche Legambiente sui Comuni ricicloni. La differenziata basta? No, ovviamente. Ma è un buon punto di partenza. Perché serve a separare il rifiuto vero e proprio dalla componente delle immondizie che può essere recuperata (e che quindi costituisce una vera e propria risorsa). La plastica e la carta possono essere reimmesse avviate a riciclo o essere riutilizzate, eventualmente anche dopo vari processi di trasformazione (la plastica delle bottigliette d'acqua, ad esempio, per la realizzazione delle imbottiture dei giubbotti, o per la produzione di altri oggetti in plastica, come secchi, vasi, bicchieri, tubi). Stesso discorso per il vetro: le bottiglie possono tranquillamente essere lavate e riutilizzate. Solo una parte di ciò che viene differenziato costituisce un vero e proprio rifiuto (da avviare all'inceneritore o mettere in discarica). E il resto? Finisce nel cosiddetto secco non differenziabile, per essere portato in inceneritore o in discarica.
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Il Gazzettino