«Qui è nata De Rigo e qui restiamo»

«Qui è nata De Rigo e qui restiamo»
L'INTERVISTABarbara De Rigo, lei è la responsabile dei marchi di proprietà dell'azienda di famiglia: la De Rigo, appunto. A dicembre ha ricevuto il premio donne per il Made in...

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L'INTERVISTA
Barbara De Rigo, lei è la responsabile dei marchi di proprietà dell'azienda di famiglia: la De Rigo, appunto. A dicembre ha ricevuto il premio donne per il Made in Italy, consegnato dal ministro Bellanova. La vostra è un'azienda che opera su scala mondiale ma nonostante questo avete deciso di rimanere a Longarone, perché?

«Ci sono vantaggi e svantaggi a stare qui. Un grande vantaggio è che qui è nato l'occhiale, ci sono le competenze, l'indotto, la vicinanza delle aziende che collaborano tra loro, i produttori di minuterie, di astucci. Siamo in un distretto importante».
E i contro quali sono?
«La difficoltà a reperire figure professionali specifiche, gira tutto su Milano e anche le province più grosse del Veneto vengono snobbate. Qualsiasi attività rende necessario spostarsi. Pensiamo anche solo ai corsi d'aggiornamento, ci sono opportunità e stimoli che non si possono cogliere. Qui c'è il relax».
Parlava di fornitori, come è cambiato il rapporto con i vostri?
«Tutto cambia: anche il rapporto con l'indotto, le zone di approvvigionamento. È innegabile, c'è anche l'approvvigionamento dall' estero. Ma la nostra mission è l'attenzione alle persone».
Volevo capire se queste scelte di rivolgersi all'estero possono incidere sullo spopolamento della montagna?
«Su alcuni marchi c'è l'approvvigionamento da fuori Europa ma non credo che questo possa aver inciso sullo spopolamento. La gente che sceglie di andarsene è spesso quella più qualificata, proprio quella per cui abbiamo difficoltà di reperimento».
Senta, parliamo di infrastrutture. Lei è nata a Cortina, cosa ne pensa di farci arrivare l'autostrada?
«Non ho competenze ingegneristiche di geologia ma sono dell'idea che una migliore viabilità per consentire al traffico di scorrere più agevole. Se non facciamo niente la situazione non può che peggiorare».
È d'accordo con la presidente degli industriali bellunesi Lorraine Berton quando dice che le Olimpiadi senza un disegno di lungo periodo non salvano questa provincia dal declino?
«Sono d'accordo ma dico che le Olimpiadi sono una grande opportunità. Servono strutture utili nel tempo. Dobbiamo cambiare la visione e non adagiarci»
Forse è il momento di affrontare il tema Safilo. Come guardate quello che sta succedendo?
«Si tratta di scelte dolorose sulle quali è difficile esprimere un giudizio. Conosciamo gli sforzi fatti, sappiamo cosa hanno provato a fare per evitare le scelte difficili. Tutti sanno che quando si perdono i brand non è facile mantenere una struttura produttiva. Con la scelta dei maxi gruppi di internalizzare i processi, Safilo ha sofferto. Dispiace per l'azienda e per i lavoratori che non hanno responsabilità: è doloroso per tutti. Dispiace anche vedere un certo tipo di accanimento nei confronti di Safilo e non una pretesa nei confronti di altre aziende che sono in crescita nel nostro territorio».
Il futuro degli occhiali è in Europa o fuori?
(Sospira) «Domandona. Asia e Far East sono le zone a cui tutti stanno guardando con attenzione estrema. C'è grande espansione, consumatori curiosi di conoscere di provare gusto e attenzione nella moda. Ma continuiamo a lavorare bene anche in Europa. Qui c'è stabilità, per noi l'Europa rimane importante».
Parliamo di politica. Come guarda al dibattito dei giorni nostri?

(Ride)«Con disincanto, non con rassegnazione, ma non vedo nella politica italiana tutta questa positività. È un momento di stallo, c'è poca affezione dei giovani. La politica va contro la logica di fare squadra».
Andrea Zambenedetti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino