Queste elezioni comunali saranno ricordate a lungo a largo del Nazareno. Cerchiate sul calendario del quartier generale del Pd come giorno infausto, se non tragico. Il...
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Di riflesso queste elezioni comunali, che hanno visto la resurrezione delle coalizioni, segnano una clamorosa vittoria del centrodestra. Ma non il centrodestra di marca berlusconiana. Genova, l'ex città rossa dei camalli, è il laboratorio politico del modello-Toti. Traduzione: Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia abbracciati. Anzi, avvinghiati. E bye bye al piano del Cavaliere che vuole gli azzurri ancora distinti e autonomi dal leghista-lepenista Matteo Salvini. Non a caso il nuovo sindaco genovese Marco Bucci (55%) è targato Toti-Salvini, coppia che l'ha accudito e coccolato fino alla vigilia del voto.
Brutte nuove anche per i Cinquestelle. Ma meno brutte rispetto a quelle per Pd e sinistra. Dopo i successi dello scorso anno quando espugnarono Roma e Torino, i grillini erano arrivati al ballottaggio (parlando di città oltre i 15 mila abitanti) soltanto ad Asti, Carrara e Guidonia. Il bilancio è di due vittorie e una sconfitta (Asti). Ma i Cinquestelle devono digerire la vittoria dell'eretico Federico Pizzarotti a Parma, cacciato qualche tempo fa dal MoVimento.
Sulle difficoltà del Pd e dei grillini pesa anche la vittoria schiacciante del Partito dell'Astensione. Alla chiusura dei seggi i votanti sono stati il 46%, ben 12 punti in meno del primo turno. Un record negativo. E dove si è votato di meno, più forti sono le percentuali incassate da Berlusconi & Salvini. La dimostrazione che la proposta politica di una destra unita ha maggiore appeal (anche tra i grillini) di quanto ne abbiano Beppe Grillo o l'ipotetica resurrezione dell'Ulivo.
Se per i Cinquestelle devono aver pesato le brutte performance di Virginia Raggi e Chiara Appendino, a sinistra si paga la litigiosità e (forse) un appannamento della leadership di Renzi. Dopo una scissione, dopo i duelli giornalieri tra Pd e Mdp in Parlamento e i mille scontri sul territorio, gli elettori hanno voltato le spalle ai candidati locali. Il bilancio per Pd e alleati - che non brillano per tradizione nei ballottaggi - è disastroso. Oltre a Genova, La Spezia, L'Aquila, Pistoia, Sesto San Giovanni, lasciano alla destra roccaforti storiche come Carrara (andata ai grillini), Piacenza (la città di Bersani). E perdono praticamente in quasi tutti i Comuni più importanti al voto: Gorizia, Como, Monza, Alessandria, Oristano, Lodi, Asti, Riccione.
A Verona, nella città dell'ex leghista Flavio Tosi, il centrosinistra era stato fatto fuori al primo turno. Il Pd, però, ha scelto di puntare su Patrizia Bisinella (ex leghista pure lei e soprattutto compagna di Tosi) con l'obiettivo di sperimentare l'accordo che il prossimo anno dovrebbe portare il leader di Fare! (già sostenitore del Sì al referendum del 4 dicembre scorso) nel listone targato partito democratico. Ma l'esperimento non è riuscito, il soccorso rosso non ha funzionato: la Bisinella è stata battuta dal candidato del centrodestra Federico Sboarina, indipendente con un passato di assessore in quota Alleanza Nazionale.
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Il Gazzettino