QUESTA SERA Iacopo Melio è un ragazzo che frequenta l'università di

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QUESTA SERAIacopo Melio è un ragazzo che frequenta l'università di Firenze, facoltà Scienze della comunicazione. Fa vita da pendolare, si alza presto per andare a lezione,...

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QUESTA SERA
Iacopo Melio è un ragazzo che frequenta l'università di Firenze, facoltà Scienze della comunicazione. Fa vita da pendolare, si alza presto per andare a lezione, prepara gli esami e pensa alla tesi. Fa le cose che fanno migliaia di altri suoi coetanei; solo, le fa da una carrozzina. E non ci sarebbero nemmeno troppi problemi - Iacopo non è un tipo da piangersi addosso - se potesse spostarsi da solo. Non lo può fare, invece, perché pochissimi treni locali sono attrezzati per il trasporto disabili. Lui non ci sta e fonda un'associazione, Vorrei prendere il treno, che su Facebook ha un seguito di oltre 280.000 amici e sponsor importanti, Gianni Morandi, Fiorello e tanti altri hanno fatto video e campagne a sostegno dell'associazione.

Oggi alle ore 20.30 al Centro Balducci di Zugliano (Ud) sarà presentato il suo libro Faccio salti altissimi. La mia storia oltre le barriere, tra ruote bucate e amori fuori tempo, e Melio, non ancora ventisette che vive nella campagna toscana, dialogherà in collegamento Skype con Micaela Marangone e Pierluigi Di Piazza.
Con il successo della sua associazione, fondata nel 2015, Melio è diventato un punto di riferimento nazionale per la disabilità, scrive articoli per alcune testate online ed è stato insignito del titolo di Cavaliere dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana per il suo appassionato contributo alla causa dell'abbattimento delle barriere architettoniche e degli stereotipi culturali.
«La vera disabilità non è essere seduti su una carrozzina o doversi orientare con un bastone - dice - la vera disabilità nasce dal contesto, dall'ambiente in cui viviamo. Siamo noi che creiamo il disabile nel momento in cui lo facciamo sentire tale, seminando ostacoli sul suo cammino». Da qui l'invito a rimuovere le barriere, fisiche, sociali e culturali, per creare inclusione «perché un Paese meno ignorante - sostiene - è un Paese che ha meno paura. E un Paese che ha meno paura sarà un posto migliore per tutti».
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Il Gazzettino