Quella notte maledetta quando il Lierza trascinò via il tendone con la festa dei Omi

Quella notte maledetta quando il Lierza trascinò via il tendone con la festa dei Omi
REFRONTOLO Tra poco saranno tre anni, ma il ricordo di quei momenti è ancora vivo nella mente di tutti. Era la sera del 2 agosto quando il torrente Lierza, gonfiato dalla...

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REFRONTOLO Tra poco saranno tre anni, ma il ricordo di quei momenti è ancora vivo nella mente di tutti. Era la sera del 2 agosto quando il torrente Lierza, gonfiato dalla pioggia, si riversò sul tendone della Festa dei Omi in corso a pochi metri dal Molinetto della Croda. L'acqua con tutta la sua furia spazzò via struttura, macchine e uomini. Salita prima di pochi centimetri mentre i commensali sedevano a tavola, poi con impeto trascinò via tutti e tutto. Alla festa c'era un centinaio di persone. C'è chi si salvò perché vista l'acqua salire si allontanò dall'area, chi lottò per interminabili minuti contro la furia dell'acqua che trascinava pesanti rami, alberi sradicati, pezzi di capannone. Alla fine il bilancio fu tragico: morirono quattro persone, altre rimasero gravemente ferite e tutt'ora portano i segni di quell'inferno. Persero la vita Maurizio Lot, operaio 52enne di Refrontolo e socio della Pro Loco; Luciano Stella, 50 anni gommista di Pieve di Soligo; Giannino Breda, 67 anni falegname in pensione di Sernaglia della Battaglia; Fabrizio Bortolin, 47 anni disegnatore di Santa Lucia di Piave da poco diventato padre di una bimba. Quattro famiglie straziate dal dolore, un dolore con cui tutt'ora convive chi quella notte era al Molinetto della Croda e ha cercato, invano, di salvare gli amici. Difficili le operazioni di soccorso: l'acqua aveva cancellato anche la strada. I telefoni prendevano a tratti, la rete andava e veniva. Provvidenziale l'intervento di alcuni residenti del posto, come i fratelli Massimo e Fabrizio Lorenzon, che aprirono la loro casa ai feriti prestando le prime cure in attesa delle ambulanze, o l'opera del vigile del fuoco Roberto Bechevolo che abitando lì vicino fu tra i primi ad intervenire.

Claudia Borsoi
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Il Gazzettino