Quasi un colpo di mano che ora sta fruttando vantaggi milionari

Quasi un colpo di mano che ora sta fruttando vantaggi milionari
UN RITARDO FATALEROVIGO «Perché l'Emilia Romagna si è appropriata del delta senza possederne nemmeno una piccola parte? Come ha gestito la Regione Veneto le iniziative alm...

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UN RITARDO FATALE
ROVIGO «Perché l'Emilia Romagna si è appropriata del delta senza possederne nemmeno una piccola parte? Come ha gestito la Regione Veneto le iniziative alm riguardo?».

Sono due delle domande che l'ex sindaco di Rosolina Ermenegildo Ghezzo pone al centro della propria ricerca sul delta del Po e la sua esatta collocazione geografica. E dà anche una risposta dai toni forti.
«La risposta della indebita appropriazione emiliana della definizione geografica di delta la attribuirei a un evidente calcolo economico che l'unicità del delta a livello nazionale porta con sé» ha spiegato Ghezzo.
PRIMI E PIÙ BRAVI
Perché, in effetti, è innegabile quanto la Regione Emilia Romagna e gli enti locali siano stati bravi e capaci a valorizzare la propria risorsa ambientale.
Molto più di quanto non abbia fatto il Veneto che, non solo è arrivato con largo ritardo, ma neppure ha brillato in iniziative per recuperare il tempo perduto.
VENETO DORMIENTE
Tant'è che lo stesso Ghezzo punta il dito anche contro la Regione, in particolare sul fronte «della tutela dell'integrità del nostro territorio e dei suoi legittimi interessi. Non è che se ne è disinteressata? - chiede Ghezzo con la propria analisi -. Sono tutti interrogativi che ci rimandano a come era considerato il Basso Polesine a livello istituzionale in quegli anni: una zona povera, depressa, preda di uno sottosviluppo atavico e priva di prospettive. Quindi orfana di interesse per il Veneto locomotiva del Nordest. E nonostante alcune eccellenze si fossero già affermate».
Gli anni ai quali l'ex sindaco di Rosolina fa riferimento sono tra la fine degli anni 80, periodo in cui l'Emilia Romagna ha istituito il proprio parco e i primi anni 90, quando il parco veneto stentava a vedere la luce.
AREA PIÙ VASTA
Ma sono i dati su estensione e comprensorio a creare sconcerto. Il Parco emiliano si estende su una superficie complessiva di 53.653 ettari delimitati a nord dal Po di Goro e a sud dal Comune di Cervia. Un'area ben più ampia del Parco veneto che si sviluppa su una superficie di 12.592 ettari comprendendo i Comuni di Adria, Papozze, Loreo, Corbola, Ariano nel Polesine, Taglio di Po, Porto Tolle, Porto Viro e Rosolina. Insomma, l'Emilia Romagna ha creato un'area enorme e pur senza i requisiti necessari, di fatto schiaccia le rivendicazioni polesane.

Chiarite le argomentazioni a supporto della propria tesi, Ghezzo va oltre e propone un progetto di sviluppo economico, sociale e culturale del Delta del Po che si dipani attraverso una serie di voci che vanno dalla riorganizzazione della viabilità interna armonizzando tutti i tipi di viabilità del nove comuni, alla ricostruzione ambientale ricostituendo o integrando il verde, realizzando un progetto che preveda la ripiantumazione, nella parte in cui insistono le abitazioni e le attività produttive, passando per la sicurezza e manutenzione, capitolo che comprende la promozione della navigazione turistica con imbarcazioni ecologiche garantendo inoltre la periodica manutenzione dei canali interni alle lagune. E ancora: le strutture turistico-ricettive, la gestione del marchio Delta del Po, le attività commerciali, il recupero degli immobili obsoleti e fatiscenti ed i grandi eventi.
E.Bar.
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Il Gazzettino