Pusher con la Tbc evade dall'ospedale

Pusher con la Tbc evade dall'ospedale
Uno spacciatore malato di tubercolosi, ieri mattina intorno alle 9, è scappato dal reparto Infettivi dell'ospedale civile. Il trentatrenne A.R. era agli arresti domiciliari, ma...

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Uno spacciatore malato di tubercolosi, ieri mattina intorno alle 9, è scappato dal reparto Infettivi dell'ospedale civile. Il trentatrenne A.R. era agli arresti domiciliari, ma è stato abile a eludere il controllo di un paio di agenti penitenziari che lo stavano piantonando. É saltato da una finestra del primo piano della struttura ospedaliera e ha fatto perdere le proprie tracce. Forse è salito su un mezzo pubblico, ma potrebbe anche avere preso un taxi. Appena i due poliziotti si sono accorti dell'evasione hanno dato l'allarme. Nel reparto Infettivi per un sopralluogo sono intervenuti gli uomini della Squadra mobile che dovranno fare chiarezza su come il 33enne nordafricano sia riuscito a dribblare i suoi custodi. Polizia e carabinieri gli stanno dando la caccia. Il maghrebino potrebbe essere già riuscito a lasciare la città anche se molto malato.

Non è la prima volta che evade dal reparto Infettivi. Ad aprile è stato ricoverato per la prima volta sempre perchè affetto da tubercolosi. Il 19 agosto, appena due settimane fa, è stato trovato a Noale in provincia di Venezia dalla polizia municipale di Padova. Da qualche tempo il tunisino si muoveva tra il Miranese e il Camposampierese. É stato bloccato in mezzo al paese tra le vie Bregolini e Coppadoro intorno alle 19 ed è stato arrestato. Ma, poichè sempre malato di Tbc, ancora una volta l'autorità giudiziaria ha deciso di metterlo agli arresti domiciliari nel reparto Infettivi dell'ospedale di Padova, da dove ieri mattina è evaso.

Il maghrebino A.R., in Italia da una decina di anni, sempre lo scorso aprile era stato arrestato a Padova dove viveva con la sua compagna. La polizia gli aveva trovato e sequestrato 3mila euro in tasca e 40mila in casa frutto della sua attività di spacciatore di cocaina. Secondo l'accusa selezionava i clienti capaci di spendere per la sua "neve" fino a 10mila euro all'anno. Intanto il Sappe, il sindacato autonomo di polizia penitenziaria, difende così l'operato dei due agenti di sorveglianza al pusher evaso. "La fuga è stata probabilmente favorita anche dalla logistica del reparto ospedaliero, a livello ammezzato, per il quale il personale di polizia penitenziaria di scorta aveva sollevato critiche proprio per le ricadute sotto il profilo della sicurezza". E sempre il Sappe ha denunciato "...del ritrovamento, in una cella della Casa di reclusione patavina durante una perquisizione straordinaria, di ben 4 telefoni cellulari, perfettamente funzionanti e con altrettante sim card. Far stare più ore fuori dalle celle ai detenuti senza far nulla, girando da una parte all'altra, non vuol affatto dire umanizzare la pena ma determinare tensioni costanti e continue e favorisce addirittura che si possano verificare nuovi reati tra le celle» Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino