Ormai anche i lavoratori socialmente utili sono di troppo per la Provincia rimasta al verde dopo la mancata riforma. Tanto che adesso il Sant'Artemio è pronto a tagliarli. Non...
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Il meccanismo ha dimostrato di funzionare. Sulla carta, dopo una lunga discussione, la convenzione con il palazzo di giustizia è stata rinnovata. Ma ora non si riesce più a continuare con gli stessi numeri. «Andremo avanti con una riduzione conferma il presidente Stefano Marcon la convenzione ha un costo, seppur minimo, e il nostro bilancio non ha margini». I conti sono noti. La Provincia incassa ogni anno quasi 62,2 milioni da entrate fiscali. Ma il 70% di questo tesoretto (il 69,59%, per l'esattezza) viene preso dallo Stato e sparisce sotto forma di tagli. Fanno oltre 43,2 milioni che prendono la via di Roma. Tolti i soldi per stipendi e mutui, ecco che al Sant'Artemio anche le spese più piccole diventano insormontabili.
I problemi partono da lontano. Un paio d'anni fa l'allora presidente Leonardo Muraro aveva detto stop al rimborso di circa 150 euro al mese pagato dalla Provincia a ogni lavoratore socialmente utile. Il Sant'Artemio aveva continuato coprendo solamente gli aspetti assicurativi e contributivi. Da quel momento, però, i conti dell'ente sono progressivamente peggiorati. Le sforbiciate si sono moltiplicate. Uno stillicidio. In teoria la Provincia sarebbe dovuta sparire. Ma alla fine, con il no al referendum costituzionale di dicembre, è rimasta invariata. Oggi si occupa delle stesse cose di prima. Il punto è che deve farlo con molti meno soldi. E in questo contesto anche le quote assicurative dei lavoratori socialmente utili sono diventate troppo pesanti. Con il risultato che il tribunale rischia di perdere anche questo aiuto. «Il macro-sbaglio è che tutti gli enti sono sottodimensionati conclude Marcon le limitazioni finanziarie colpiscono tutti. Oggi si fanno tornare i conti con interventi straordinari. Ma così non può durare».
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Il Gazzettino