«A Paese c'è una forma di chiusura autodimostrativa e autocelebrativa che non porta da nessuna parte. I flussi dei migranti possono essere gestiti con l'aiuto del privato...
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La cooperativa non ha alcuna intenzione di iniziare una guerra. «Proveremo a dialogare - apre Gambadoro. L'ordinanza, tra l'altro, non è precisa perchè i calcoli non sono corretti. Li abbiamo rifatti ma il municipio si è appellato a un articolo del regolamento comunale. Poi c'è una considerazione scorretta sul numero delle stanze: si dice che c'è stata la riduzione delle camere da letto da quattro a tre. Questo, però, non riduce il numero dei posti. Anzi. E quei lavori, per di più, devono ancora essere fatti».
Teoricamente i 10 profughi per i quali è scattata l'ordinanza di sgombero potrebbero essere sposati in altri posti gestiti dalla stessa cooperativa. Ma a Paese sarebbe difficile andare avanti con soli sei immigrati. Al Comune, però, questo non interessa per nulla. Anche se la cooperativa ha le prove che non tutti i residenti di Paese sono sulla linea dura del sindaco. «Ci sono sostenitori della giunta - conclude Gambadoro - ma ci arrivano pure molte mail di solidarietà e di cittadini che ci chiedono se ci serve aiuto. C'è anche un'altra parte di Paese». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino