La Procura di Udine ha aperto un fascicolo sul caso dei 38 profughi che tra ieri e oggi avrebbero dovuto essere trasferiti a Villa Lovaria, la dimora storica dei conti Lovaria,...
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Già venerdì, su delega del magistrato, la Polizia amministrativa e i carabinieri della Procura hanno acquisito in Prefettura gli atti della convenzione stipulata con la Croce Rossa per l'ospitalità dei profughi. Dalla Cri hanno acquisito invece il contratto stipulato con Alessandro Viscovich, l'altro erede che ha affittato gli spazi di sua proprietà. Gli investigatori sono già andati anche negli uffici comunali dove hanno acquisito gli estratti catastali del bene. E ieri si sono recati anche presso la Soprintendenza per acquisire la documentazione della pratica e verificare se siano state osservate le norme procedurali previste in casi come questi.
Probabilmente già oggi la Soprintendenza farà avere alla Procura un parere sulla questione. «Non abbiamo ricevuto atti di queste azioni che sono state annunciate sui giornali. Siamo convinti di essere nel giusto. Il mio cliente - spiega l'avvocato Lorenzo Fabbro, legale di Viscovich - ha concesso due unità di sua esclusiva proprietà destinate a uso abitazione per i fini istituzionali della Croce Rossa tra cui è compreso il dare alloggio a persone bisognose. Non ravviso nessuna incompatibilità né un carattere pregiudizievole. Nessuno solleva questo pregiudizio quando nelle ville vengono celebrati matrimoni o feste anche con 2-300 persone». Nel frattempo l'avvocato Miculan, in attesa di una risposta all'istanza già inviata al Prefetto per chiedere la revoca del provvedimento, ha inviato ieri una diffida alla Croce rossa, con l'invito a sospendere l'esecuzione della convenzione fino a che non ci sarà una decisione delle autorità interpellate.
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Il Gazzettino