ROMA - Sorride Romano Prodi. Con quella sua tipica espressione gentile del «mavalààà...», rivolta a chi gli dice: «Prof, sta per tornare in campo?». No, il ritorno nella...
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Così, negli ultimi giorni, l'unico leader storicamente dimostratosi capace di battere il centrodestra ha intensificato il suo impegno nel tracciare una via d'uscita dalle secche attuali del Pd. Di fronte all'entusiasmo di Pierluigi Bersani («Parole sacrosante quelle di Romano»), i renziani subito si attivano per sottrarre la carta Prodi ai nemici interni. Ecco il vicesegretario dem, Guerini: «Ho molto apprezzato le parole dell'ex premier. E il Mattarellum è lo strumento migliore per corrispondere alla sfida dell'Ulivo».
Il consiglio prodiano alla sua parte politica è anche quello di credere nel governo Gentiloni. A cui lui ha messo a disposizione, senza nulla in cambio, la sua sapienza di politica internazionale e la sua ampia rete di rapporti che Renzi non ebbe la furbizia di sfruttare e di cui Gentiloni invece intende fare tesoro. In verità, una volta anche Renzi chiamò Prodi a Palazzo Chigi, quando si parlava del Prof come inviato di pace in Libia e tutte le parti in causa lo volevano. Quella volta, Matteo disse a Romano: «Tra due anni potresti andare alla guida dell'Onu e noi ti appoggeremo». Poi è andata come è andata. Comunque Gentiloni, dando a Prodi l'importanza che ha, intende anche mandare un segnale rassicurante al popolo di centrosinistra, dopo tre anni di tensioni continue. La ricucitura che l'attuale premier ha posto come base della sua esperienza di governo insomma riguarda anche il Prof e ciò che egli rappresenta.
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Il Gazzettino