PROCESSO VENEZIA Si conclude con una condanna e una prescrizione il processo

PROCESSO VENEZIA Si conclude con una condanna e una prescrizione il processo
PROCESSOVENEZIA Si conclude con una condanna e una prescrizione il processo su alcuni atti di corruzione relativi alla concessione di contributi per il restauro di dimore storiche...

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PROCESSO
VENEZIA Si conclude con una condanna e una prescrizione il processo su alcuni atti di corruzione relativi alla concessione di contributi per il restauro di dimore storiche da parte dell'Istituto Ville Venete.

Ieri pomeriggio il Tribunale di Venezia (presidente Fabio Moretti), ha condannato l'imprenditore friulano Bruno Carraro, 63 anni, di Aviano, titolare della Domivip e proprietario di villa Menegozzi-Brazzoduro-Carraro, ad un anno e 4 mesi per la corruzione mentre lo ha assolto dall'accusa di truffa. Il Tribunale ha anche stabilito l'interdizione dai pubblici uffici per lo stesso tempo della condanna (pena sospesa). Non luogo a procedere per prescrizione per il geometra Stefano Guzzonato, 56 anni, di Fiesso d'Artico, il tecnico che si occupò della pratica relativa a villa Soranzo, di proprietà dell'imprenditore Oreste Fracasso, già presidente degli industriali, scomparso nel 2017.
LA VICENDA

Stando a quanto sostenuto a suo tempo dal pubblico ministero Paola Tonini, titolare dell'inchiesta, nel corso del processo era sostanzialmente emersa la prova dell'avvenuto pagamento, tra il 2009 e il 2011, di somme di denaro all'architetto Marco Brancaleoni, all'epoca dipendente dell'Istituto Ville Venete, in cambio di un aiuto per ottenere i contributi che la legge prevede a favore di proprietari di dimore storiche che necessitino di restauri (circa 5mila euro). Le difese dei due imputati si sono sempre battute per dimostrare l'insussistenza delle accuse. C'è inoltre da ricordare che Brancaleoni, già uscito dal processo con il patteggiamento di due anni di reclusione (pena sospesa) ascoltato nel corso delle varie udienze aveva sostanzialmente scagionato Carraro (sostenendo di essersi sbagliato in precedenza) ed aveva sostenuto che a pagare per villa Soranzo fu Fracasso, mentre Guzzonato nulla sapeva dei soldi. Secondo la Procura lagunare, però, la ritrattazione in aula non era credibile e le prove raccolte dagli investigatori, tra cui appunti dello stesso Brancaleoni, erano sufficienti a inchiodare gli imputati alle loro responsabilità. Per tutta questa vicenda il pm Tonini aveva chiesto due condanne per un anno e due mesi ciascuno. «Attendo le motivazioni della sentenza e presenterò ricorso in appello - commenta l'avvocato Marco Di Benedetto di Pordenone che difende Carraro - sono convinto che il mio assistito sia innocente».
G.P.B.
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Il Gazzettino