Primi sospetti del pediatra

Primi sospetti del pediatra
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Si era presentato a scuola, in tre occasioni, con segni evidenti di ditate lasciate una volta sul collo, un'altra sullo zigomo e una infine sulle braccia. E quando le maestre, che avevano notato i lividi gli avevano chiesto spiegazioni, lui, un bambino che all'epoca frequentava le elementari in una scuola della provincia di Udine, avrebbe riferito che era stata la mamma a lasciarglieli. Una volta perché non voleva fare i compiti. Un'altra perché non voleva andare a dormire. Insomma, che lo avrebbe punito perché disobbediva. Riferito immediatamente dalle insegnanti alla dirigente scolastica, il caso era stato segnalato alle autorità competenti, la Procura e il Tribunale dei minori. Si era messa così in moto un'indagine che ha portato la Procura di Udine a emettere un decreto di rinvio a giudizio nei confronti della mamma. La donna, una friulana sulla cinquantina, si è trovata quindi sul banco degli imputati, accusata dal pm Annunziata Puglia di abuso dei mezzi di correzione. Reato per cui, per tre degli episodi in contestazione, è stata condannata nei giorni scorsi dal giudice del tribunale di Udine, Luca Carboni, a 1 mese e 20 giorni di reclusione, con i doppi benefici della sospensione condizionale della pena e della non menzione. Dovrà anche risarcire il danno alla parte civile, l'ex marito e padre del bambino, costituitosi con l'avvocato Silvio Albanese per conto del minore. In sostanza, secondo l'accusa, la donna avrebbe abusato in quattro circostanze dei mezzi di correzione e disciplina, avendo percosso il figlio tanto da cagionargli lividi in varie parti del corpo, allo scopo di fargli svolgere i compiti scolastici e di indurlo a obbedire e rispettare le regole che lei gli aveva imposto come educazione. I tre episodi riscontrati dalle insegnanti, nel giro di meno di un mese, nella primavera del 2013. E un quarto registrato dalla pediatra del bambino, un paio di mesi dopo. Episodio, quest'ultimo, per cui il giudice l'ha invece assolta con la formula perché il fatto non sussiste. Il pm onorario Alessandra D'Aversa aveva chiesto per lei una condanna a 3 mesi. Mentre il suo legale, l'avvocato Gianluca Liut, ne aveva invocato l'assoluzione.

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Il Gazzettino