Prima grana per Merkel Schulz si chiama fuori: «Non sarò nel governo» `

Prima grana per Merkel Schulz si chiama fuori: «Non sarò nel governo» `
LA TRATTATIVABERLINO Il sogno si è trasformato in incubo: Martin Schulz dice addio alla fantasia di diventare ministro degli Esteri: dopo avere rinunciato alla leadership Spd e...

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LA TRATTATIVA
BERLINO Il sogno si è trasformato in incubo: Martin Schulz dice addio alla fantasia di diventare ministro degli Esteri: dopo avere rinunciato alla leadership Spd e alla prospettiva di diventare vicecancelliere nel nuovo governo di larghe intese di Angela Merkel, l'ex presidente del parlamento europeo ha dovuto rinunciare anche agli Esteri. Una decisione presa pare non di sua sponte ma su pressione del partito in rivolta dopo una serie di suoi passi falsi. Da 100 a zero, riassume la Bild la parabola tragica di Martin Schulz. Solo nel marzo scorso era stato eletto capo del partito e sfidante cancelliere con il 100%: un record mai segnato da nessun altro leader Spd.

LA DISCESA
A dicembre era stato poi riconfermato con l'80%, ma di mezzo ci sono state le legislative (una disfatta per la Spd, 20,5%), una raffica di promesse rimangiate e da ultimo la lotta per la poltrona agli Esteri soffiata a Sigmar Gabriel, la cui furia non ha tardato a farsi sentire: in un'intervista al vetriolo ha urlato al tradimento denunciando la caduta di stile interpersonale e umano nel partito. È seguito un finimondo nella Spd perché la vicenda metteva a nudo lo stato comatoso, nonostante l'ottimo risultato al negoziato di governo (sei ministeri fra cui Finanze, Esteri e Lavoro), in cui si trova il partito: Spd nel caos, i commenti sui media. Alle 14.14 di ieri la capitolazione: Schulz annunciava «la rinuncia a entrare nel governo nella speranza che con ciò finisca il dibattito sul personale nella Spd».
La decisione di volere a tutti i costi il ministero degli Esteri aveva scatenato un putiferio nel partito, preoccupato di non poter superare lo scoglio della votazione sull'accordo di governo: 460mila iscritti sono chiamati a votare fra il 20 febbraio e il 2 marzo e se vincono i no, addio governo.
Decisiva l'opposizione del Nord-Reno-Vestfalia, il Land più popoloso, che ha posto il veto. A quel punto pare sia scattato un ultimatum a Schulz: entro venerdì (ieri) dimissioni. Poco dopo le 14 Schulz si piegava e annunciava la rinuncia. Parole di compunta solidarietà sono giunte dai vertici Spd: «Testimonia notevole grandezza umana», ha detto la Nahles. La corsa per gli Esteri è aperta: circolano i nomi di Thomas Oppermann o Niels Annen, ma anche di Gabriel, che ha riconfermato la partecipazione alla Conferenza di Monaco sulla sicurezza (15-18). Su tutto pende l'esito del referendum Spd (si saprà il 4 marzo) e Kevin Kühner, il giovane capofila del No-Groko, è convinto che vinceranno i no: se dovesse avere ragione, le alternative sono o un governo di minoranza della Merkel o nuove elezioni.

Flaminia Bussotti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino