Preparati e sempre pronti all'emergenza

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Maurizio Bergamo, detto Icio, è diventato capo della stazione Soccorso alpino Centro Cadore il primo gennaio 2015, prendendo il posto di Gianmario Meneghin. Ieri mattina era partito con gli altri volontari, amici di sempre, accomunati dalla passione della montagna, per quella giornata nel Paradiso delle loro montagne. «Il pericolo valanghe era al grado due», sottolinea Bergamo spiegando che non c'era alcuna allerta ieri. L'appuntamento era con Daniele Costan Zovi, il finanziere e operatore volontario di soccorso alpino, Mirco De Col, anche lui volontario del soccorso alpino Centro Cadore. Alla comitiva si è unito, come accadeva tante altre volte, anche Tiziano Favero, il 44enne operaio. Lui non faceva parte del soccorso alpino, ma che spesso si univa per quelle giornate in montagna. «Prima di partire - spiega Maurizio Bergamo, unico illeso dopo la valanga - abbiamo controllato che tutti avessero l'Arva. Una verifica alla partenza che facciamo sempre, prima di ogni uscita. È una prassi che veniva fatta a ogni escursione». Erano tutti attrezzatissimi, tutti con qualsiasi dispositivo per la sicurezza anti-valanghe. Uno di loro aveva anche l'airbag da valanga, il costosissimo "zaino" abs che si gonfia al momento della slavina.

Eppure nonostante tutto il destino ieri era in agguato per la comitiva di scialpinisti: in quella bellissima giornata di sole non li ha lasciati passare. Dopo la valanga Icio, unico illeso, ha subito chiamato i soccorsi e ha iniziato anche a ricercare i compagni. Icio, sotto choc, dopo la valanga ha subito iniziato a scavare per salvare io compagni. «Ho subito individuato uno dei compagni e sono corso subito da lui e ho cominciato a scavare», racconta seppur rispondendo a stento, Maurizio Bergamo. Daniele Costan Zovi, 29 anni, invece è rimasto nella neve più a lungo. Il giovane di Calalzo stava frequentando in provincia di Trento il corso di specializzazione per diventare tecnico del soccorso alpino. Un corso che doveva concludersi a giorni. Daniele infatti aveva già completato con profitto la scuola alpina di Predazzo come allievo e lì presta servizio come finanziere, rimasto per fare quel corso di specializzazione come tecnico del soccorso alpino. Appena estratto i medici hanno accertato che il cuore non batteva più, ma sono partite subito le manovre rianimatorie. Daniele ha ripreso le funzioni vitali, ma le sue condizioni sono disperate. Ieri sera all'ospedale di Trento, dove è ricoverato in grave stato di ipotermia, è stato sottoposto alla circolazione extracorporea. Infine c'era Tiziano Favero, l'ultimo a essere recuperato ormai privo di vita. Anche se non faceva parte dei volontari del soccorso alpino era comunque esperto della montagna. Aveva soccorso lui stesso il 20 gennaio del 2013 uno scialpinista a casera Razzo, dopo una valanga salvandogli la vita. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino