Positiva, in casa da due settimane: «Mi mancano il lavoro e la famiglia»

Positiva, in casa da due settimane: «Mi mancano il lavoro e la famiglia»
LA STORIA ROVIGO «Da due settimane sono chiusa in casa perché risultata positiva al Coronavirus. Ho avuto tanta paura. Se non dovete andare al lavoro, restate a casa, vi...

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LA STORIA
ROVIGO «Da due settimane sono chiusa in casa perché risultata positiva al Coronavirus. Ho avuto tanta paura. Se non dovete andare al lavoro, restate a casa, vi prego». Inizia così il racconto di Anna (nome di fantasia), 30enne rodigina, operatrice della Casa di riposo di Merlara (Padova), da diversi giorni in quarantena dopo avere scoperto di avere contratto Covid-19.

«Tutto è iniziato con un po' di malessere e poi è arrivata la febbre racconta -. Non ha però mai superato i 38 gradi, dunque non ho preso la Tachipirina. I medici mi hanno detto di lasciare sfogare l'infezione e di assumere farmaci solo in caso di temperatura elevata».
All'inizio sembrava una banale influenza. Anna è però in quanto operatrice in ambito sanitario è stata subito sottoposta al tampone per la ricerca del virus. «Ho capito subito che si trattava del Covid spiega la 30enne i casi ormai, un po' in tutta Italia, infatti avevano iniziato ad aumentare».
IN ISOLAMENTO
A quel punto, la donna si è chiusa all'interno del suo monolocale, isolata dagli affetti e dal resto del mondo. Una volta al giorno riceve puntualmente la telefonata dell'Ulss. «Mi chiedono la temperatura e le mie condizioni generali spiega -. Per fortuna non ho mai avuto difficoltà a respirare e non è stato dunque necessario il ricovero».
A 18 giorni dal primo malessere, Anna non ha più alcun sintomo ed è dunque in attesa di sottoporsi a due ulteriori tamponi per tornare finalmente alla sua quotidianità. «Mi manca tanto il lavoro racconta commossa -, la mia speranza è che i tamponi siano negativi e di tornare alla mia vita e ai miei affetti. Altrimenti dovrò trascorrere altri 15 giorni isolata all'interno mio monolocale. Il fatto che il virus sia trasmissibile dagli asintomatici - spiega ci rende tutti potenzialmente contagiati e in grado di contagiare. A questo punto, credo che gli asintomatici siano davvero tanti. Nella sfortuna del contagio aggiunge la mia fortuna è stata quella di lavorare in ambiente sanitario e di essere dunque sottoposta subito al tampone anche se giovane e con sintomi non gravi».
MISURE RIGOROSE
Nonostante, durante il periodo d'incubazione, sia venuta in contatto con genitori e amici, nessuno nelle due settimane di quarantena ha avuto sintomi. I contatti della donna sono stati infatti messi dall'Ulss 5 in isolamento. «Non sempre però il virus si manifesta in modo lieve spiega l'operatrice sanitaria -, non è vero che colpisce gravemente solo gli anziani. Sicuramente non essere in buone condizioni generali di salute non aiuta, ma è chiaro ormai che anche persone giovani e sane finiscano intubate».
Mentre parla al telefono, il campanello di Anna suona. Non va ad aprire. Attende qualche minuto e finalmente ritira le borse della spesa che la sua famiglia le ha lasciato sull'uscio.
«Mi mancano tanto i miei genitori continua -, non li ho più visti da quando sono stata male. Spero tanto di essere negativa così potrò finalmente riabbracciare i miei cari». Per ora, il suo unico collegamento con il mondo è il telefonino. La luce dalla finestra scandisce le ore di una città svuotata da passe e voci.

«È davvero dura affrontare tutto da sola dice -, ma l'unico modo che abbiamo per tornare quanto prima alla nostra vita è rispettare le regole e seguire i protocolli sanitari che ci vengono indicati. Quando uscirò finalmente di casa dovrò fare i conti con le restrizioni dei nuovi decreti. Ma anche fare una passeggiata di 200 metri per prendere un po' d'aria sarebbe ora una grande conquista».
Roberta Merlin
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino