Porti e strade chiavi dello sviluppo

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L'ANALISI UDINE «L'obiettivo è quello di arrivare alla Confindustria unica entro la fine del mio mandato, ma non a tutti i costi». C'è chi la legge come un'apertura, chi come...

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L'ANALISI
UDINE «L'obiettivo è quello di arrivare alla Confindustria unica entro la fine del mio mandato, ma non a tutti i costi». C'è chi la legge come un'apertura, chi come un tenere il punto. Fatto sta che le tensioni tra gli industriali friulani e quelli pordenonesi e giuliani sono destinate a continuare. Lo si è capito ieri, a Palazzo Torriani, nel corso della conferenza stampa di inizio anno della presidente Anna Mareschi Danieli, affiancata dai vice Vida, Cattelan e Feragotto, dal direttore Nencioni. «Il Friuli, in questi due anni, ha ottenuto ruoli di primo piano a livello nazionale ed europeo - ha puntualizzato Mareschi, - tanto da guadagnarsi l'appellativo di Modello Udine sul fronte dell'internazionalizzazione. L'unione con le altre associazioni territoriali è possibile solo se tutti lo vogliono, noi non possiamo costringere nessuno. La nascita di Alto Adriatico (la firma ieri a Gorizia tra i presidenti Agrusti e Razeto, ndr) ha scongelato la questione, ma vedremo, nei fatti, come si concretizzerà. La Confindustria unica regionale resta un obiettivo e una speranza».

Mareschi Danieli ha quindi evidenziato luci e ombre del provvedimento regionale SviluppoImpresa, frutto di misure riproposte con una revisione delle agevolazioni per l'industria 4.0; che - a suo dire - non favorisce gli investimenti, mentre manca un supporto alla residenza delle alte figure specializzate che scelgono il Fvg per lavorare. Per quanto riguarda la Via della Seta «i cinesi fanno i loro interessi - afferma - così come gli Stati Uniti, con la loro battaglia commerciale, stanno facendo i propri». «L'Italia - a detta di Mareschi Danieli - per non soccombere, dovrebbe riuscire a portare nel nostro Paese tutta la catena del valore delle produzioni e il porto di Trieste, indicato quale terminal della Via della Seta, deve essere adeguatamente collegato alle aree produttive territoriali. Senza dimenticare, peraltro, che questa è una partita che va comunque giocata a livello europeo». A proposito delle infrastrutture «banda larga e completamento della Sequals-Gemona rimangono le priorità».
SAFILO
Sul fronte Safilo, invece, la situazione, ha ammesso la numero uno degli industriali friulani, «non è rosea: l'azienda ha preso una volontà precisa, non entriamo nel merito degli ammortizzatori sociali, ma lavoriamo con i colleghi di Confindustria Belluno e con l'advisor indicato dal gruppo per cercare proposte di acquirenti. Parallelamente bisogna operare per una riqualificazione professionale dei dipendenti». Mareschi Danieli, nel suo intervento, ha toccato anche altri temi. Tra questi, i rapporti con i sindacati, sfociati, a fine dicembre, nel patto tra Confindustria Udine, Cgil, Cisl e Uil territoriali, per il rilancio dell'area udinese, denominato Per un futuro raggiungibile. Nel frattempo si segnala l'aumento delle imprese associate: 81 aziende, di cui aggregati 7, effettivi 49, start-up 25, per un totale di 1.425 dipendenti.
IL DOPO BOCCIA

Ultimo aspetto affrontato la futura guida di Confindustria a livello nazionale: in ballo, per il dopo Boccia, ci sono Carlo Bonomi, Andrea Illy, Licia Mattioli, Emanuele Orsini, Giuseppe Pasini. Favoriti i primi due, ma Udine attende ancora, prima di esprimersi, valutando tutti i profili di alta qualità. La decisione potrebbe arrivare il 30 gennaio, nel consiglio generale dell'associazione friulana.
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Il Gazzettino