Poliziotto preso a calci 5 no global nei guai

Poliziotto preso a calci 5 no global nei guai
Volevano sfondare a tutti i costi lo sbarramento delle forze di...

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Volevano sfondare a tutti i costi lo sbarramento delle forze di polizia. E pur di raggiungere la sede del Partito Democratico non avevano esitato a picchiare con calci e colpi di scudo il capo della Squadra mobile Marco Calì, anche dopo che il funzionario di polizia era caduto a terra. Hanno un volto i responsabili del brutale pestaggio del 14 novembre durante la manifestazione denominata "Sciopero sociale metropolitano". Gli investigatori della Digos, coordinati dal procuratore Matteo Stuccilli e dai sostituti Sergio Dini e Federica Baccaglini, li hanno individuati analizzando ogni singolo fotogramma delle riprese video degli incidenti. All'alba di ieri hanno eseguito i cinque provvedimenti cautelari emessi dal gip Mariella Fino: arresti domiciliari per Christian Cescatti, 29 anni, padovano, obbligo di dimora nel Comune di residenza e divieto di uscire di casa dalle ore 22 alle 6 del mattino per Luca Fertonani, 20 anni, bresciano, con domicilio a Padova, obbligo di dimora per Federico Panzuto, 20 anni, padovano, Giorgio Capellazzo, 18 anni, di Monselice, e Luca Perissinotti, 25 anni, di Pordenone, con domicilio a Padova. Sono accusati di resistenza e violenza a pubblico ufficiale e lesioni personali. Dalle perquisizioni domiciliari sono spuntati un corpetto in acciaio, tredici fumogeni, due bombe illuminanti, ancora un nunchaku, una maschera antigas e due fionde professionali. Tranne Cescatti che ha un impiego, gli altri sono studenti universitari o di scuola superiore. Cescatti, Fertonani e Perissinotti militano nel movimento "Bios Lab" mentre Panzuto e Capellazzo fanno riferimento al centro sociale Pedro. Il 29enne padovano è finito ai domiciliari a causa di un precedente specifico: aveva infatti rimediato una condanna a 4 anni di reclusione, successivamente indultati, per gli scontri del 2006 in corso Buenos Aires a Milano. Cescatti era stato accusato di devastazione, incendio, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. Gli altri quattro disobbedienti non hanno invece pendenze significative. L'aggressione al vicequestore Calì era avvenuta a manifestazione ormai conclusa. Il corteo avrebbe dovuto sciogliersi nei pressi dei giardini di piazza Mazzini. Alcune decine di facinorosi avevano però proseguito la marcia in direzione di via Beato Pellegrino. Con il preciso intento di manifestare davanti alla sede del Pd. Stando alla ricostruzione compiuta analizzando i fotogrammi delle immagini sarebbe stato Fertonani a colpire per primo Calì con un calcio. Una seconda pedata sarebbe stata sferrata da un altro no global che non è stato al momento identificato. Cescatti e Capellazzo avrebbero a loro volta percosso il funzionario con gli scudi, uno di colore rosa, l'altro rosso, fino a farlo ruzzolare per terra. Calì non aveva fatto in tempo a rialzarsi che era stato colpito da Perissinotti con un calcio alla testa. Aveva perso il casco e gli occhiali. Era indifeso quando Panzuto e Fertonani, entrambi travisati, gli avevano tirato altri due calci colpendolo prima al corpo e poi di nuovo in faccia. Il vicequestore aveva riportato contusioni ed escoriazioni al volto e agli arti, con una prognosi di 15 giorni. Gli è andata bene perchè poteva perdere l'uso dell'occhio. Sono complessivamente 29 gli indagati dell'inchiesta. La Digos avrà ora il compito di vagliare le responsabilità degli altri manifestanti.
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Il Gazzettino