Polizia penitenziaria giornata di festa tra orgoglio e organico carente

Polizia penitenziaria giornata di festa tra orgoglio e organico carente
TREVISO - (ef) Sono 132 gli agenti di polizia penitenziaria in organico a Santa Bona: 50 unità in meno rispetto alla pianta organica. Ieri era la loro festa. Una festa trevigiana...

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TREVISO - (ef) Sono 132 gli agenti di polizia penitenziaria in organico a Santa Bona: 50 unità in meno rispetto alla pianta organica. Ieri era la loro festa. Una festa trevigiana ma nazionale, nel bicentenario di fondazione del corpo.

«È bello celebrare il bicentenario in questo modo - conferma il comandante Andrea Zema - ci tenevo ad unire il passato con il presente, vorrei creare un legame tra le generazioni, unire pensionati con tanti agenti ancora al lavoro». Fare l'agente in carcere non è essere un poliziotto come gli altri: «L'aspetto più affascinante di questa professione - conferma Zema - è quello di seguire il cosiddetto cattivo nel suo percorso di recupero. Personalmente, io ho scelto questo corpo perché mi affascinavano le tante anime che si sposano nell'istituto». Per lavorare in carcere serve insomma una capacità un po' speciale: «Saper scindere l'aspetto umano da quello della pena - conclude il comandante - Non bisogna guardare solo al reato, ma soprattutto alla persona». Alla celebrazione insieme al sindaco Manildo e al presidente del consiglio Franco Rosi gli onori di casa sono stati fatti da Tiziana Paolini, direttore reggente: «Il mio carcere di pertinenza è Belluno, ma da gennaio ho assunto la reggenza dell'istituto di pena di Treviso - conferma - il dottor Massimo ha fatto un ottimo lavoro. Il senso di questa cerimonia è anche quello di consentire ai dipendenti di incontrarsi in momenti che non sono necessariamente la quotidianità, che qui per ovvi motivi è piuttosto dura». Paolini è una donna dal volto gentile che tiene le redini di realtà così complesse. Diffile? «Certo, un primo impatto di sorpresa all'ingresso qui c'è stato, ma poi alla fine conta la professionalità ma soprattutto il rapporto che si viene a creare».
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Il Gazzettino