«Più crescita ma non più spesa»

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«La spaccatura del Nordest innanzi alle osservazioni dell'Unione Europea è dovuta al fatto che da anni quest'area invoca un cambiamento radicale della politica economica del Paese». Paolo Zabeo, Coordinatore Ufficio studi Cgia Mestre, commenta così il sondaggio: «Il Nordest vorrebbe sostituire l'austerità e il rigore con misure espansive. La manovra di bilancio del governo ha colto questa esigenza, ma non attraverso un aumento della spesa pubblica con investimenti in infrastrutture, bensì con più spesa corrente, aumentando quest'ultima con l'introduzione sia della quota 100 sia di nuove misure di sostegno al reddito».

Quale tra i singoli provvedimenti appare virtuoso?
«L'abolizione dell'aumento dell'Iva, costata alle casse dello Stato 12,4 miliardi di euro. Se non si fossero trovate le coperture, avremmo subito un contraccolpo negativo sui consumi delle famiglie e un inasprimento della crisi per artigiani e piccoli commercianti».
I punti deboli?
«La riforma della legge Fornero e l'introduzione del reddito di cittadinanza. Il nostro è un Paese che ha la spesa pensionistica più elevata tra i paesi Ue. Visto l'andamento demografico del Paese, con quota 100 rischiamo di minare la sostenibilità finanziaria del sistema previdenziale. Con il reddito di cittadinanza, poi, contribuiamo ad aumentare l'economia sommersa e a diffondere una pericolosa cultura dell'assistenzialismo».
Quali punti non sono stati affrontati dal governo?
«La riduzione delle tasse. Dovremo attendere il 2020, allorché dovrebbe partire la flat tax per gli autonomi e, speriamo, anche per i lavoratori dipendenti. Nel frattempo, aspettiamo».
Annamaria Bacchin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino