La presenza fissa di pattuglie in bacino di San Marco (voluta e chiesta con forza dal sindaco Luigi Brugnaro, bisogna darne atto) sta avendo i suoi effetti, nel senso che in...
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Intanto, il gruppo consiliare misto (Renzo Scarpa e Ottavio Serena) plaude all'iniziativa emergenziale del sindaco, e lo invita ad avere più coraggio e assumere decisioni strutturali, anche se scomode.
«I risultati in termini di ripristino della tranquillità delle acque ottenuti in bacino di San Marco dimostrano che fare qualcosa è possibile - affermano i due consiglieri - ma devono essere messe in campo azioni di carattere diverso e di più lungo respiro al fine di liberare questa città dalle onde incessanti e distruttive come, ad esempio, la separazione dei flussi di navigazione, il posizionamento di strutture protettive, l'introduzione di carene a bassa produzione ondosa. In ogni caso - continuano - la lotta alle onde non deve basarsi solo ed esclusivamente sulla lotta alla velocità perché questo incide negativamente sulla mobilità delle persone: la lentezza della città di Venezia rappresenta uno dei motivi che rendono complicata la residenza soprattutto nelle isole e nelle parti più lontane, in termini di tempo, dai vari terminal».
Per Scarpa e Serena, insomma, Venezia deve diventare una città priva di onde, ma non una città lenta e questo è ormai possibile cambiando completamente le carene in uso, visto che le tecnologie di oggi hanno superato ogni difficoltà. Ciò che manca sono massicci finanziamenti statali per sostenere la rottamazione e il ricambio delle flotte da lavoro e da diporto. Non c'è scritto da nessuna parte che un vaporetto deve avere la forma attuale o un taxi debba per forza essere planante.
«Sono sbagliate le imbarcazioni, sono sbagliate le loro forme, le loro carene perché sono quelle caratteristiche a moltiplicare infinitamente le turbolenze e le pressioni e, di qui, le onde. E questo - concludono Scarpa e Serena - è l'errore di quasi tutte le imbarcazioni che attraversano o girano attorno a Venezia che dovrebbe essere rimediato a partire dalle imbarcazioni di servizio pubblico. Bisogna agire sugli scafi, sulle carene, introdurre assetti variabili e controlli computerizzati recuperando il grave ritardo della cantieristica veneziana, che dal rinnovo delle flotte da lavoro e da diporto trarrebbe anche lo stimolo per un rilancio in grande stile del settore».
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Il Gazzettino