Piste da sci chiuse, allarme sportsystem: «Perdite enormi»

Piste da sci chiuse, allarme sportsystem: «Perdite enormi»
IL CASOMONTEBELLUNA La chiusura degli impianti sciistici sta creando forte preoccupazione per le imprese dell'intera filiera. Tra le quali una fetta importante è occupata dalle...

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IL CASO
MONTEBELLUNA La chiusura degli impianti sciistici sta creando forte preoccupazione per le imprese dell'intera filiera. Tra le quali una fetta importante è occupata dalle aziende dello sportsystem del montebellunese, incentrate su calzature e attrezzature specifiche. Gli effetti sull'economia dell'arco alpino derivanti dalla serrata sono al centro di una nota diffusa da Confturismo-Confcommercio: «La permanenza dell'obbligo di chiusura è fortemente penalizzante per le varie attività collegate si legge vengono infatti azzerati i flussi di turismo bianco, con una perdita stimata della spesa per quelle aree di circa 2,4 miliardi di euro tra dicembre e marzo. Tenuto conto di voci quali alloggio, ristorazione, impianti sciistici, shopping, intrattenimento e servizi vari».

I TIMORI
Una somma alla quale va per l'appunto aggiunta quella derivante dalla mancata spesa per l'acquisto di accessori, abbigliamento e attrezzature per lo sci. Situazione che va a intaccare l'attività delle imprese del settore, che rischiano di vedere pesantemente compromessa la stagione invernale. «Gli operatori del comparto sono tutti preoccupati osserva Patrizio Bof, presidente uscente dell'associazione dello sportsystem e dell'imprenditoria del montebellunese e dell'asolano da una parte ci sono le aziende che potrebbero essere costrette a saltare l'intera stagione. Con la prospettiva di un futuro con meno pezzi prodotti e maggiori costi, nel quale recuperare sulla concorrenza internazionale sarà complicato. Dall'altro lato c'è chi si è già approvvigionato di materiale e rischia di trovarsi con i magazzini pieni. Anche perché chi aveva pianificato un acquisto lo potrebbe rinviare se non ha la possibilità di andare sulle piste da sci».
I DATI
Secondo i dati di Confturismo-Confcommercio, in condizioni normali il numero di presenze turistiche complessive atteso nello stesso periodo in area alpina, inteso come numero di notti a destinazione, è di circa 20 milioni. Cifra comprensiva dei possessori di seconde case, ma che esclude coloro che vanno e vengono in giornata senza pernottare.
GLI INCASSI

«Oltre a chi acquista, nel conto del mancato introito va inserito anche chi scia optando per il noleggio delle attrezzature sottolinea ancora Patrizio Bof meno giorni si hanno a disposizione e più è difficile che sotto questo aspetto si possa creare business». Ma pure su un altro punto Bof manifesta una certa perplessità. Ovvero quello relativo alle motivazioni in base alle quali è stata decisa la chiusura degli impianti. «Credo che sulle Dolomiti gli operatori del settore sciistico si siano dotati di strutture moderne. Sono cioè in grado di suddividere i flussi di persone, senza creare assembramenti. Anche riducendo le portate complessive. In realtà mi pare che coloro che scendono lungo le piste siano abituati a rispettare le regole. Tenuto conto che praticano uno sport nel quale c'è una componente di rischio. Inoltre conclude - siamo tutti bardati con la tuta, indossiamo casco e guanti e svolgiamo una disciplina all'aria aperta e necessariamente distanziata. Credo che siano altrove le potenziali fonti di contagio».
Giulio Mondin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino