Piazzale D'Annunzio ormai è abbandonato. Uno dei luoghi più centrali di Rovigo versa in condizioni pessime per sicurezza, decoro e traffico. Nonostante su quel piazzale...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Lontano dagli occhi lontano dal cuore, dice un vecchio proverbio che ben descrive perché quel piazzale, che non rientra nei tradizionali percorsi di chi passeggia per Rovigo ma si trova in pieno centro storico e sul retro del palazzo della Camera di Commercio, versa in queste condizioni di pericolo sociale. A puntare il dito si piazzale D'Annunzio è il consigliere comunale Antonio Rossini, che chiede, in un'interrogazione che porrà alla prossima assemblea di Palazzo Nodari, di affrontare con attenzione l'argomento, per evitare che possa innescare un circolo vizioso di degrado in cui a pagarne le conseguenze siano i residenti.
«A volte non ci si fa più caso ma, per la maggior parte delle persone, percorrere luoghi sporchi e deteriorati provoca un senso di incertezza e alimenta la paura di essere più esposta ad atti criminali - dice Rossini - Numerose ricerche condotte da psicologi hanno individuato strette connessioni tra degrado urbano, senso di insicurezza dei cittadini, paura della criminalità e aumento del numero dei reati. Questi esperti sono giunti alla conclusione che se in una zona si diffondono segni di inciviltà materiale, vale a dire di degrado dell'ambiente, è probabile che si sviluppi un effetto moltiplicatore del disordine stesso».
All'Amministrazione comunale il consigliere d'opposizione chiede maggior efficacia nell'intervento di riqualificazione del piazzale.
«In assenza di interventi i residenti percepiscono un cedimento delle regole, un senso di abbandono, gradualmente si disaffezionano e tendono a deresponsabilizzarsi - scrive Rossini - Se quest'ultima non pensa a limitare questi segni di decadenza quotidiana, non si rende conto che atti di violenza, di criminalità, di sopraffazione del più debole risulteranno poi molto più difficili, se non impossibili, da fermare».
© riproduzione riservata
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino