Piazza Castello: il giardino scomparso

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BELLUNO - Il castello della discordia. Torna a far parlare di sé il...

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BELLUNO - Il castello della discordia. Torna a far parlare di sé il sito archeologico di Belluno, con i ruderi del vecchio castello. O meglio, torna ad essere al centro della polemica. I resti della storia sono stati recentemente restaurati e restituiti ad uno splendore che non si vedeva da decenni, in Piazza Castello. Un'operazione ottima, secondo Silvano Serafini, discutibile per Italia Nostra, che contesta la scarsa attenzione (per non dire nulla) nei confronti del giardino. Adesso, la sezione bellunese dell'associazione torna a battere sul tasto. E risponde a Serafini. «Italia Nostra non ha mosso critiche al restauro dei ruderi di Piazza Castello, ma ha voluto portare all'attenzione dell'opinione pubblica il mancato rispetto del progetto originale del giardino storico, progettato da Alpago Novello in concomitanza con il Palazzo delle Poste (1936), progetto che avrebbe dovuto essere rispettato anche sulla base della Carta Italiana dei giardini storici e delle varie Carte del restauro emanate dallo Stato e recepite dalla Variante generale al piano regolatore della città di Belluno del 1999 - commenta l'associazione presieduta da Giovanna Ceiner -. Nella pubblicazione La memoria, il tempo, la storia nel giardino italiano fra 800 e 900 di Vincenzo Cazzato (Ministero per i Beni e le attività culturali, Istituto poligrafico e Zecca dello Stato), 1999, nel capitolo dedicato ad Alberto Alpago Novello, architetto di giardini, si dice puntualmente che il progetto per i giardini di Piazza Castello, correlato a quello per il nuovo Palazzo delle Poste è un ulteriore riproposizione dello stile formale e geometrico. L'estrema semplicità del disegno, nonché il prevalere nella vegetazione del colore verde in ogni stagione, valorizza la presenza nel giardino dei ruderi dell'antico castello. Ritornano nella composizione gli elementi di arredo, in particolare le panche in pietra progettate dall'architetto stesso». Già le panche. «Che fine hanno fatto?» conclude Italia Nostra.

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Il Gazzettino