Perseguita la collega: quarantenne alla sbarra

Perseguita la collega: quarantenne alla sbarra
IL CASOTREVISO «Mi ha palpato il seno mentre eravamo in pausa caffè» ha detto lei. «Non è vero, ho indicato il suo seno mentre scherzavo sul fatto che secondo me era rifatto,...

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IL CASO
TREVISO «Mi ha palpato il seno mentre eravamo in pausa caffè» ha detto lei. «Non è vero, ho indicato il suo seno mentre scherzavo sul fatto che secondo me era rifatto, forse l'ho sfiorata ma non l'ho fatto apposta». Era iniziata così la bufera tra un 61enne originario della Guinea e residente con la famiglia a Treviso e una 40enne di Paese, colleghi presso una azienda la cui sede è a pochi chilometri da dove abita la donna. Prima era arrivata la denuncia, poi dopo le indagini l'uomo si è visto rinviare a giudizio e ora affronta un processo per violenza sessuale che il prossimo novembre arriverà a conclusione. Ma i guai con la giustizia del 61enne non sono finiti: la stesa collega lo ha infatti denunciato per stalking e ieri nei confronti dell'immigrato è iniziato un secondo processo. «Io sono una brava persona, sono un padre di famiglia, sono uno che si comporta come si deve» si difende il 61enne che, secondo la presunta vittima, dopo la denuncia per quella mano galeotta su un seno avrebbe iniziato una vera e propria campagna persecutoria nei confronti della 40enne. Niente aggressioni, niente botte, niente minacce di morte. Piuttosto, stando a quanto riferito da lei, durante il maggio del 2016 si sarebbe ingegnato per darle più fastidio possibile: qualche pedinamento, qualche appostamento, le boccacce sul lavoro, vari dispetti. Ma soprattutto una serie di inseguimenti in macchina con scene degne dei migliori polizieschi americani: sorpassi azzardati, tentativi di farla sbandare fuori strada, inchiodate improvvise dopo essersi messo con la sua vettura davanti a quella della donna, quasi a cercare l'incidente. Giochini pericolosi che la 40enne dice l'hanno fatta precipitare in un profondo stato di angoscia e di preoccupazione per la propria incolumità. Ieri in aula sfilata di testi dell'accusa che però secondo il difensore, l'avvocato Salvatore Cianciafara, sarebbero caduti più volte in evidenti contraddizioni.

De.Bar
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Il Gazzettino