Sono incappati in un controllo di routine. Forse sarebbe finito tutto rispondendo a una semplice richiesta: «Patente e libretto...». Invece l'Alfa 147 grigia non si è fermata....
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I carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Sacile non hanno lasciato perdere. Coordinati dal pm Monica Carraturo hanno cominciato a monitorare i due albanesi e nei due mesi successivi hanno raccolto prove sufficienti per ottenere una misura cautelare in carcere, firmata nei giorni scorsi dal gip Piera Binotto. Zeneli e Idrizi sono in cella a Udine, dove ieri hanno sostenuto l'interrogatorio di garanzia avvalendosi della facoltà di non rispondere. Sono assistiti dagli avvocati Guido Galletti e Anna Paola Genovese. Gli vengono contestati tre furti. Il 12 gennaio, all'1.35, con dei piedi di porco avrebbero forzato la porta del bar Terrazza di Portogruaro svuotando il cambiamonete: 700 euro il bottino. Il 7 febbraio, alle 2 di notte, avrebbero colpito al Great Bar di Martignacco, in provincia di Udine, con la stessa tecnica e incassando altri 700 euro. In questo caso avrebbero caricato i cambiamonete su un furgone rubato e li avrebbero aperto nei campi, dove poi sono stati ritrovati. Il 20 febbraio il colpo in un cantiere edile di Campoformido, sempre in provincia di Udine, dove era stata rubata la scala a pioli usata per raggiungere e forzare la porta del bagno del Bar Da Vinci di Udine, manomettere il sistema d'allarme, rubare il denaro contenuto nelle slot machine e 25 stecche di sigarette (danno di 3 mila euro). Giovedì scorso le misure cautelari sono state eseguite senza difficoltà: i due erano già ai domiciliari per un'altra vicenda.
Dalle intercettazioni si intuisce che i due agivano sempre in coppia. Zeneli era il boss e spesso si lamentava con Idrizi, sgridandolo per la scarsa collaborazione: «Per fare bene i lavori - gli diceva - bisogna essere almeno in tre». Senza lavoro, Zeneli e Idrizi avevano bisogno di soldi. «Abbiamo rotto il ghiaccio», li hanno sentiti vantarsi dopo i primi colpi andati a segno.
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Il Gazzettino