Il tempo cancella il dolore ed è un buon viatico per il perdono? Per nulla. Non sono bastati 4 anni e fiumi d'inchiostro, con tentativi di risarcimento falliti: la diffamazione...
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Nel giugno del 2013 una docente di matematica e fisica di un istituto superiore di Treviso, nonché presidente di una commissione d'esame alla maturità, venne messa alla gogna da due allieve che, in attesa della prova d'esame, fecero girare su Facebook commenti poco lusinghieri sull'insegnante, attribuendole comportamenti scorretti e sconvenienti. «È una gran.... Mai contraddirla. Mai mai», scrisse una delle ragazze. «È per colpa sua ... -risponde l'amica- Auguri. Solamente auguri. È la prof più..... che esista a Treviso. E lo dico io che le stavo anche simpatica.... Auguri davvero».
A quasi 4 anni da fatti, falliti i tentativi di trovare un accordo sul risarcimento, le due ragazze, all'epoca minorenni ma oggi ormai vicine alla laurea, dovranno sfilare davanti al giudice. In verità la Procura di Treviso aveva chiesto l'archiviazione dell'accusa di diffamazione. Probabilmente ipotizzava che il tempo avesse cancellato la rabbia. Ma la docente di matematica non aveva dimenticato. E assistita dall'avvocato Fabio Capraro si è apposta all'archiviazione delle accuse nonostante, è filtrato, una delle ragazze avesse anche messo mano al portafoglio. Al giudice non è rimasto altro che fissare l'udienza durante la quale, valutate le tesi della Procura, della difesa e della parte civile, dovrà decidere se disporre l'archiviazione e l'imputazione coatta. A meno che non ordine ulteriori indagini che, nei fatti, potrebbero durare un altro anno e avvicinare le contestazioni alla prescrizione.
«Ci sono parole -spiega l'avvocato Capraro, in questi passato alle cronache perché assiste uno studente contro una docente - che sono in grado di ferire in modo indelebile. E questo è uno di quei casi».
E così la parola, tra qualche giorno, passerà a un giudice.
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Il Gazzettino