Per chiudere il processo con un patteggiamento ed evitare l'accusa di contrabbando hanno dovuto versare 605mila euro all'Agenzia delle Dogane per dazi non versati tra il 2010 e...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Secondo l'accusa, sarebbe stato messo in piedi un meccanismo per evitare il pesante dazio antidumping applicato su quella tipologia di prodotti provenienti dalla Cina, in quanto buona parte della produzione a livello mondiale era stata lì trasferita per via dei bassi costi. I cerchioni in lega fabbricati in Cina - secondo il capo d'accusa - sarebbero stati fatti transitare per la Malesia e da quel Paese spediti in Europa per beneficiare di un trattamento doganale meno pesante e quindi avere un prezzo al consumo più competitivo.
L'azienda ha sostenuto fin dall'inizio di aver una produzione in Malesia e di importare merce regolarmente anche dalla Cina. Gli accertamenti condotti dai funzionari delle Dogane, coordinati dal sostituto procuratore Laura Cameli, hanno però verificato che la produzione in Malesia è stata avviata solo successivamente alle prime contestazioni.
L'amministratore dell'azienda, Claudio Bernoni, era indagato per contrabbando e dopo il pagamento dei dazi contestati ha patteggiato la pena convertita in multa di 72mila euro.
Le ispezioni del 2010 hanno portato ad inchieste parallele anche su altre aziende, una delle quali è ugualmente seguita dalla Procura lagunare. In altri casi, invece, l'organismo europeo antifrode aveva segnalato ai rispettivi Paesi le risultanze dei suoi controlli. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino