Pentito di camorra evade, arrestato

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«Da una vita non trascorrevo una giornata al mare con la mia...

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«Da una vita non trascorrevo una giornata al mare con la mia famiglia». Si è giustificato in questo modo con gli agenti della Polstrada il collaboratore di giustizia rimasto con l'auto in panne lungo la corsia ovest della A4, nei pressi della stazione di servizio di Limenella. È accaduto l'altra sera attorno alle venti. Quando la pattuglia della Stradale è transitata nei paraggi Alfonso Annunziata, 43enne camorrista sotto protezione, ha pensato bene di nascondersi sotto alla vettura. Un atteggiamento che ha finito per insospettire gli agenti. È bastato un rapido controllo al terminale per verificare che l'uomo, originario di Nocera Inferiore, è un pentito attualmente sottoposto al programma di protezione. Peccato che Annunziata fosse ristretto agli arresti domiciliari in una struttura segreta e non fosse autorizzato ad allontanarsi. Ed invece si era concesso una giornata al mare in compagnia della moglie, dei due figli e di altri familiari. Sulla via del ritorno l'auto era però rimasta in panne. E mentre Annunziata stava decidendo il da farsi assieme al resto della famiglia era transitata la pattuglia della Stradale. I poliziotti non hanno potuto far altro che procedere all'arresto con l'accusa di evasione. Ieri mattina il camorrista, assistito dall'avvocato Luca Voltan, è stato scortato in tribunale per il rito direttissimo. Il giudice Beatrice Bergamasco ha convalidato l'arresto rinviando il processo al 18 dicembre. Il pm di turno Benedetto Roberti non ha dovuto richiedere alcuna misura cautelare. Annunziata è stato quindi riaccompagnato nella struttura protetta da cui non avrebbe dovuto allontanarsi. A breve dovrebbe comunque tornare dietro le sbarre. L'evasione è stata segnalata per competenza al Tribunale di Sorveglianza di Roma. In questi casi il pentito che sgarra finisce per pagarla cara. Per Annunziata potrebbero quindi riaprirsi le porte del carcere. Quasi vent'anni fa il camorrista si era reso protagonista di un orribile delitto. Assieme ad altri tre complici aveva ucciso la 27enne Anna Vignola, per lavare nel sangue lo sgarro commesso dal compagno della giovane. Anna Vignola era stata drogata e sequestrata. Poi il quartetto l'aveva violentata e cercato di strangolarla con un laccio d'acciaio. La poveretta, che respirava ancora e cercaca di reagire, era stata finita a colpi di vanga e seppellita ancora viva. Del suo corpo si erano perse le tracce il 5 luglio del 1998, il giorno della prima comunione della figlia. Soltanto nove anni dopo, la Squadra mobile di Salerno era riuscita a chiudere il cerchio attorno all'orribile esecuzione proprio grazie alle rivelazioni di Annunziata. Il camorrista, arrestando per il tentato omicidio di Mario Pascale, si era decso a vuotare il sacco, indicando nello stesso Mario Pascale, nel fratello Sabato e in Domenico Langella i suoi complici.

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Il Gazzettino