Pedopornografia, dopo lo stupro condannato l'ex carabiniere

Pedopornografia, dopo lo stupro condannato l'ex carabiniere
LA SENTENZAPADOVA Non c'è pace per l'ex carabiniere Dino Maglio. Lo scorso 4 dicembre il tribunale di Lecce con i giudici del Collegiale lo ha condannato a quattro anni e 4 mesi...

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LA SENTENZA
PADOVA Non c'è pace per l'ex carabiniere Dino Maglio. Lo scorso 4 dicembre il tribunale di Lecce con i giudici del Collegiale lo ha condannato a quattro anni e 4 mesi di reclusione per detenzione di materiale pedopornografico ed evasione dagli arresti domiciliari. Il pubblico ministero Roberta Licci aveva chiesto per il 38enne di Sturbo una pena di sette anni. I giudici hanno escluso l'aggravante dell'ingente quantitativo in virtù degli esiti di una consulenza informatica compiuta dall'ingegnere Luigina Quarta. E inoltre alcuni file pedopornografici erano già confluiti in un processo del 2008 in cui l'ex carabiniere era stato assolto.

La nuova indagine risale al giugno del 2016, quando Maglio si trovava ai domiciliari dopo aver incassato la condanna a cinque anni di reclusione, in rito abbreviato, per avere abusato di una ragazzina australiana di 16 anni nel suo appartamento all'Arcella. Nell'estate di due anni fa Maglio ha postato su Facebook una foto di lui in spiaggia con la sua compagna. I carabinieri allora sono andati a controllare se era in casa e non trovandolo hanno sequestrato un computer dove all'interno c'erano immagini pedopornografiche. Inoltre Maglio, tra il gennaio e il giugno del 2016, sarebbe evaso in altre occasioni dagli arresti domiciliari. Attualmente l'ex carabiniere è alla sbarra davanti ai giudici del Tribunale collegiale di Padova con l'accusa di avere narcotizzato e stuprato quattordici turiste straniere nel suo appartamento sempre all'Arcella.
In questo nuovo processo a suo carico, secondo l'accusa rappresentata dal sostituto procuratore Giorgio Falcone titolare delle indagini, le ragazze sono state drogate e violentate. Tutte giovanissime che lo contattavano tramite il sito Couchsurfing perché volevano essere ospitate per trascorrere qualche giorno a Padova e visitare Venezia. Per l'accusa la serie di violenze è iniziata nel 2013, quando a marzo sono arrivate le prime turiste.
Marco Aldighieri
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Il Gazzettino