Pediatra con la tbc, paura a Trieste

Pediatra con la tbc, paura a Trieste
TRIESTE - Una forma di tubercolosi diagnosticata a una pediatra che svolgeva le vaccinazioni sui bambini ha indotto l'autorità sanitaria di Trieste ad allertare le famiglie di...

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TRIESTE - Una forma di tubercolosi diagnosticata a una pediatra che svolgeva le vaccinazioni sui bambini ha indotto l'autorità sanitaria di Trieste ad allertare le famiglie di 3.490 piccoli, che si erano sottoposti alle sue cure. I bambini - tra zero e sei mesi - saranno sottoposti al test della tubercolina, per verificare se sono entrati in contatto con il batterio. Seicento di loro, sotto l'anno di vita, saranno invece sottoposti alla profilassi, per evitare che un contatto possa diventare un'infezione latente.

La pediatra lavorava in alcuni distretti dell'Azienda sanitaria universitaria integrata (Asui). Un anno fa aveva mostrato i primi sintomi, e ora è ricoverata nel reparto Malattie infettive dell'ospedale maggiore di Trieste, in condizioni non gravi. Era rimasta in servizio fino al 15 settembre, giorno in cui le sue condizioni si sono aggravate.
Per completare le verifiche sui piccoli pazienti saranno necessari circa due mesi. La probabilità che qualcuno abbia contratto la malattia sono molto basse - ha riferito il direttore dell'azienda, Nicola Delli Quadri - perché tutti i contatti sono stati di pochi minuti. Un lasso di tempo ben inferiore alla media prevista per contrarre la tubercolosi, che è di otto ore alla distanza di un metro.
Le iniziative per il controllo dei 3.490 bambini sono state decise secondo il principio della «massima precauzione». Tra gli adulti sono stati sottoposti a controllo solo i colleghi e i familiari della pediatra, e le persone che hanno avuto contatti prolungati in ambiente chiuso.
L'Azienda Sanitaria riferisce che a Trieste nel 2016 sono stati notificati sette casi di tubercolosi, 13 nel 2015. Negli anni '60 se ne registravano circa 300-400 all'anno. La positività al test della tubercolina non significa aver contratto la malattia, né che ci sia un collegamento automatico con il caso accertato, ma solo il contatto con il germe. In questo caso vengono approfondite le indagini, per verificare se la positività è effettiva e impedire l'eventuale sviluppo della malattia.

Il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, ha reso noto di essere «in costante contatto con il Servizio Sanitario cittadino, che sta adottando tutti i protocolli necessari», e ha invitato i mezzi di comunicazione «alla massima attenzione e professionalità». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino