Pd, nei biglietti la delusione degli iscritti

Pd, nei biglietti la delusione degli iscritti
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Qualcuno ha utilizzato i foglietti prestampati e ha sintetizzato il suo pensiero in tre parole o poco più; altri si sono presentati con i dattiloscritti già pronti e in qualche caso pure firmati, come l'assessore avianese Alfonso Colombatti, talvolta anche di più pagine, spaziando dalle problematiche locali a quelle regionali fino ai temi nazionali. È iniziata così la prima assemblea provinciale del Partito democratico post referendum, che poi è quella che dovrebbe aprire la strada alle prossime sfide elettorali. La nuova formula - quella dei messaggi in bacheca e dei gruppi di lavoro suddivisi per Uti - è stata scelta, si è spiegato, «per evitare la sfilata di interventi che alla fine poco lasciavano». E ancora: «È tutta la struttura del partito che, dopo un anno difficile come il 2016, ha bisogno di riprendere la navigazione». Obiettivo, far emergere una linea che faccia da guida per i prossimi mesi.

Quattro bacheche e un rotolino di scotch per dire che bisogna ridiscutere l'identità del partito ma anche aprirne le sedi mettendole a disposizione per iniziative culturali delle quali, comunque, garantire l'autonomia; per chiedere una legge regionale sulla scuola o per chiarire democrazia interna, ma non liberi tutti. Che qualcun altro, poi, traduce così: All'interno del partito si discute, ma quando si prende una decisione la linea della maggioranza deve essere seguita. Questo non è sempre rispettato. O, anche, per contestare la poca presenza della presidente della Regione.
Fra le critiche, c'è poi chi parla di scelte troppo appiattite sul centro, a discapito delle fasce deboli, chi dice che non riusciamo a essere inclusivi, che mancano i giovani, che la comunicazione è inesistente e che occorre evitare di far finta che il 4 dicembre non sia successo. Sempre in materia di referendum, non manca chi sottolinea come sia stato sbagliato personalizzare la scelta sulle riforme. Ci sono i post che entrano nel merito di precise questioni - l'accoglienza diffusa dei migranti o l'inopportunità dell'abolizione dell'Imu sulla prima casa - e quelli che affrontano grandi questioni come l'identità del partito (deve essere ridiscussa, sintetizzata, semplificata. Tutto il resto, dopo) o la necessità di uscire dalla teoria di un partito liquido. L'assemblea inizia poi con la formula dei gruppi di lavoro suddivisi per Uti. Un modo, forse, per prendere confidenza con una riforma che anche fra gli autori dei bigliettini suscita non poche perplessità: Molti Comuni e sindaci non hanno condiviso la riforma - rileva qualcuno, mentre altri parlano di Uti non riuscita bene.
Ma la nuova formula non è piaciuta a tutti. L'ala riformista del partito, infatti, se n'è andata: Faccio politica da quindici anni - commenta Matteo Loro - e non ho mai visto una situazione così paradossale per sfuggire al confronto. Hanno scimmiottato i metodi della Leopolda. Avremmo voluto esporre le nostre critiche nelle sedi opportune, ma non ne abbiamo avuto la possibilità. Chiediamo le dimissioni del segretario provinciale Giuliano Cescutti per manifesta incapacità.

E il Movimento 9 dicembre libero ha ribadito il suo dissenso con uno striscione: Cara Debora il vostro sistema di fare politica è molto lontano dal concetto di democrazia e le Uti ne sono la prova.
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Il Gazzettino