Patto contro le molestie in fabbrica

Patto contro le molestie in fabbrica
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PORDENONE - È vero, l'intesa discende da linee guida nazionali, a loro volta derivanti da direttive Ue. Ma, come ha spiegato Carla Franza (Cgil) «non abbiamo voluto limitarci al copia e incolla». Del resto - lo ha sottolineato Paolo Candotti, direttore di Unindustria - si tratta di un accordo in un territorio che ha visto precedenti illustri (anche con sanzioni pesantissime) nell'esempio della Zanussi, già a suo tempo molto attenta a questo tema. Questa la cornice dell'accordo che Unindustria e organizzazioni sindacali hanno firmato ieri per il contrasto alle molestie e alla violenza sui luoghi di lavoro. Un fenomeno del quale i circa cento casi all'anno di persone che si rivolgono allo Sportello Antimobbing (riferito da Luciana Fabbro, Cisl) rappresentano solo «la punta dell'iceberg». Anche perché - è quello che ha sottolineato Mauro Agricola (Uil) - «oggi l'aspetto peggiore delle violenze sul posto di lavoro è rappresentato da quelle psicologiche». Rimproveri mascherati sotto forma di battuta, spesso non colti subito o sottovalutati, che si trasformano poi in un'odissea nella sofferenza.

Con danni per tutti: lavoratore (di fatto mobbizzato), azienda (la produttività ne risente) e collettività (i costi sociali del mobbing e stress da lavoro correlato ricadono sul Sistema sanitario nazionale). Di qui l'accordo (firmato per Unindustria anche dal responsabile Area Lavoro, Giuseppe Del Col e da Lia Correzzola, presidente del Gruppo Giovani, alla sua prima firma su un accordo sindacale) in cui si ribadisce che la dignità delle lavoratrici e dei lavoratori non può essere violata da atti che configurano molestie o violenze. E per dimostrare che si fa sul serio, all'accordo è allegato un sollecito agli imprenditori a sottoscrivere una dichiarazione di inaccettabilità di tali prassi e si prevede che nella contrattazione di secondo livello trovino spazio anche impegni precisi da intraprendere azienda per azienda. Per i lavoratori coinvolti sono previste diverse misure, tra le quali anche i trasferimenti in via temporanea. Ma quello su cui si lavorerà è soprattutto l'instaurazione di una nuova cultura nelle aziende, con percorsi di informazione e formazione (in collaborazione con i rappresentanti della Sicurezza e della Prevenzione e protezione) e il coinvolgimento di soggetti terzi (consigliere di parità di area vasta). Misure strutturali, insomma, per debellare il pericolo.
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Il Gazzettino