«Patti europei da riscrivere»

«Patti europei da riscrivere»
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ROMA - Il "fiscal compact" - il patto europeo di rigore finanziario - va rivisto, o almeno reinterpretato. Vanno eliminati gli intenti «punitivi» nei confronti dei Paesi in difficoltà e va anzi concesso maggiore margine di manovra a chi si trova davanti a circostanze eccezionali. Pier Carlo Padoan esce allo scoperto in Europa e, forte del ruolo di presidente di turno dell'Ecofin, parla direttamente ed esplicitamente del cambiamento necessario per uscire da una crisi che sembra quasi avvitarsi su stessa e di cui ancora non sono state davvero comprese fino in fondo le cause.

Rispetto a marzo 2012, quando il patto di bilancio europeo fu firmato, lo stato dell'economia del vecchio continente è cambiato, così come le priorità da affrontare. L'Unione europea sta vivendo oggi in una fase di semistagnazione e ha di fronte a sè «una combinazione preoccupante»: bassa crescita, scarsi investimenti, alta disoccupazione, inflazione quasi nulla. Le previsioni sulla ripresa sono state smentite dai fatti, si sono rivelate troppo ottimistiche e sono state per questo rimandate più in là nel tempo. Di sforzi, ha spiegato Padoan parlando proprio alla platea internazionale riunita a Roma per la conferenza interparlamentare sul fiscal compact, se ne sono fatti e quasi tutti in direzione dell'austerità. E non sono evidentemente bastati. Per questo il vocabolario ora deve cambiare. Di fronte a condizioni economiche «non normali», la parola d'ordine non può essere più solo austerity. Serve un più equo «policy mix» e soprattutto, serve rilanciare la crescita, gli investimenti, l'occupazione. Per farlo, visto che ormai anche la leva della politica monetaria sfruttata dalla Bce è prossima ai limiti della sua azione, deve cambiare l'approccio alla strategia europea. Partendo innanzitutto dalle asimmetrie di politica di bilancio con cui vengono trattati i Paesi: oggi - ha osservato il ministro - vige il sistema per cui «i Paesi in surplus hanno più spazio e quelli in deficit meno». Quasi un nonsense, che andrebbe oggi eliminato ristabilendo un equilibrio. La ricetta di Padoan non è mai stata tanto chiara: puntare ad «un approccio qualitativo prima ancora che quantitativo alle politiche di bilancio».
«Il fiscal compact è stato concepito in un quadro macroeconomico più favorevole, - ha quindi esplicitato - andrebbe tenuto conto delle difficoltà del quadro e delle circostanze eccezionali soprattutto di alcuni Paesi», come proprio l'Italia. «Questo strumento va reso più potente e orientato alla crescita».

Parole accolte con ironia dall'esponente di Forza Italia Maurizio Gasparri: «Padoan è l'ennesimo tecnico che siede, senza esserne all'altezza, alla scrivania che fu di Quintino Sella. Ha dato numeri sulla crescita che definimmo subito irreali e solo ora lo ammette. Ci dice che il problema oggi è la bassa crescita accompagnata da forte disoccupazione. Un genio! Che scopre banalità purtroppo note all'ultimo avventore del Bar dello Sport. Si parla giustamente male di Renzi e dei tanti dilettanti allo sbaraglio che ha infilato nel governo. Ma Padoan è perfino peggio dei figuranti renziani di nuova generazione, incapaci ma in alcuni casi di bella presenza».
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Il Gazzettino