Palandri riscopre Leopardi Un saggio Verso l'infinito

Palandri riscopre Leopardi Un saggio Verso l'infinito
L'OMAGGIOA soli ventun anni, Leopardi sigillò nei versi de L'infinito un universo carico di domande e suggestioni che, unite alla straordinarietà poetica, sorprendono a due...

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L'OMAGGIO
A soli ventun anni, Leopardi sigillò nei versi de L'infinito un universo carico di domande e suggestioni che, unite alla straordinarietà poetica, sorprendono a due secoli di distanza per la capacità di saper parlare al nostro tempo e al nostro sentire. La maggior parte dei lettori del saggio Verso l'Infinito, che lo scrittore Enrico Palandri ha da poco pubblicato per Bompiani, si approccerà al testo memore di note e antologie scolastiche, o di un inquadramento del poeta recanatese tra dissidi interiori e familiari poco intersecati al periodo storico. Piacevole scoperta trovare, nelle pagine del veneziano Palandri, riflessioni (e divagazioni) volte ad esplorare il mondo leopardiano e coevo, che si potrebbe riassumere in un Ottocento carico di tensioni romantiche ma dal sostrato classicista. Si susseguono tematiche quali politica, amicizia, priorità culturali o frainteso valore dell'identità nazionale. L'occasione editoriale, scaturita in parte dal bicentenario de L'infinito, sottende una lunga frequentazione di Palandri, docente universitario di letteratura a Ca' Foscari e a Londra alla Ucl, con la figura di Leopardi. Ancora prima di comparire nella prima pagina del suo esordio letterario di fine anni Settanta, Boccalone, tra i capisaldi della nuova narrativa italiana: «Nel mio primo romanzo - spiega Palandri - citavo il maggio odoroso presente in A Silvia, ma fu mia madre, insegnante di lettere, a trasmettermi sin da bambino l'interesse per Leopardi; nel tempo poi l'ho amato e approfondito, inserendolo anche all'interno di una mia raccolta di saggi del 2002, La deriva romantica».

IL CONTEMPORANEO
Leopardi tra autori come Primo Levi, Italo Calvino o Pier VIttorio Tondelli, conferma di ideale contemporaneità. «Quello che racconto - prosegue Palandri - e che ruota attorno al famoso tentativo fallito di fuga da Recanati, è come Leopardi abbia assorbito idee politiche e opinioni come chiunque altro, ma abbia poi saputo lasciarle andare; questa credo sia una bellissima lezione». Inevitabile assorbire il contesto, sapendo però guardare oltre la siepe. «La Storia ci definisce e ci restituisce delle definizioni - aggiunge Palandri - parliamo una certa lingua, partecipiamo a determinate idee, discussioni, eventi, ma siamo anche altro, e Leopardi, pur non possedendo consolazioni di tipo religioso, ritiene vi sia qualcosa oltre la Storia e la finitezza: l'Infinito». Forte è ancor oggi, e Palandri da docente lo conferma, la figura di Leopardi tra i giovani: «Leopardi seduce molto i ragazzi perché è ragazzo, scrive l'infinito a ventun anni, è pienamente giovane, giovane nell'anima, nello Zibaldone e nei Canti afferma spesso essere la giovinezza la cosa più bella del mondo, ricca di immaginazione e futuro». Oggi 16 marzo alle 16.30, nella sede di Ca' Foscari alle Zattere (Dorsoduro 3246), alla presentazione di Verso l'Infinito dialogherà con l'autore Rolando Damiani, tra i massimi studiosi di Leopardi a livello internazionale.

Riccardo Petito
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino