Padova perde il commissario, è bufera

Padova perde il commissario, è bufera
In Regione lo aspettavano per la firma dell'accordo di programma per il nuovo ospedale di Padova. Ieri, invece, a sorpresa sono arrivate le dimissioni di Michele Penta, da...

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In Regione lo aspettavano per la firma dell'accordo di programma per il nuovo ospedale di Padova. Ieri, invece, a sorpresa sono arrivate le dimissioni di Michele Penta, da settanta giorni commissario straordinario del Comune di Padova dopo la caduta di Massimo Bitonci. E così è ancora polemica sul nuovo policlinico che la precedente giunta guidata da Flavio Zanonato voleva costruire a Padova ovest, a due passi dallo stadio Euganeo, che Bitonci voleva invece realizzare sull'area del vecchio, ripiegando poi su San Lazzaro, a est della città. Quando ormai il progetto stava per decollare, ecco il colpo di scena delle dimissioni.

«A pensare male spesso ci si azzecca». Il presidente della Regione, Luca Zaia non ci gira intorno. Gli ha reso l'onore delle armi. «Se ne va un galantuomo con cui ho collaborato. Era disponibile a velocizzare pratiche e a risolvere problemi, una per tutte quella del nuovo ospedale di Padova. Ma non gli è stato riconosciuto lo status di commissario straordinario e quindi non è stato messo nelle condizioni di firmare. Il banco di prova ci sarà. Perché se arriverà un Prefetto che comincerà a sostenere che le carte per il nuovo ospedale di Padova non sono firmabili, vorrà dire che è stato trasferito per altri motivi che non sono quelli personali».
Se non basta il governatore, l'ex sindaco Bitonci rincara la dose: «A Roma non vogliono che vada avanti il progetto dell'ospedale, perciò gli hanno chiesto di dare le dimissioni».
Sull'ospedale c'è uno spartiacque preciso. Il 23 novembre Michele Penta concede un'intervista al Gazzettino: «Firmerò per Padova, la scuola di Medicina è troppo importante». Il giorno dopo fa però marcia indietro: «Non ho i poteri per farlo». Qualcosa, dopo quelle dichiarazioni che aprivano politicamente la via al nuovo ospedale a Padova est, dev'essere successo.

Ma il diretto interessato non ci sta: «Alla base della mia scelta non ci sono sollecitazioni politiche o altro, ma solo il fatto che ho ricevuto delle proposte prestigiose per un incarico da prefetto in pensione quale sono io, e quindi non posso rifiutare. Ho riflettuto a lungo e alla fine ho preferito prendere la decisione oggi che ho ancora le funzioni di commissario prefettizio: l'avessi fatto da straordinario, infatti, avrei creato un grosso problema, perché la procedura di sostituzione in quel caso sarebbe stata molto più lunga, in quanto deve passare per il capo dello Stato. Invece così finisco io e subito arriva il nuovo commissario a cui passerò le consegne al momento dell'insediamento. Insomma non avrei fatto un favore alla città di Padova, tenendo paralizzata la sua amministrazione. Certo, sono molto rammaricato e lo è anche il prefetto Impresa che mi aveva conferito la nomina. L'ospedale? É tutto ancora da mettere in piedi il discorso dell'accordo. Lascio l'iter a un punto ben preciso e cioè che ci vogliono i poteri del consiglio per fare le deliberazioni una volta acquisiti i pareri necessari, e la delega a sindaco per sedersi attorno a un tavolo per discutere ed eventualmente sottoscrivere l'accordo. Certo, questa era una priorità, ma ripeto, non so se sarei riuscito a concluderla. Nel tempo concesso a un commissario non è possibile fare tutto, ma è necessario avviare gli iter di fattibilità per lasciarli poi all'amministrazione che verrà».
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Il Gazzettino