Pacchi-untori dalla Cina e virus in provetta È l'«infodemia», l'Oms dice basta alle fake

Pacchi-untori dalla Cina e virus in provetta È l'«infodemia», l'Oms dice basta alle fake
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IL FOCUS
PARIGI Soluzioni saline miracolose, un gargarismo con la varechina, senza contare i milioni di morti nascosti o la città di Parigi isolata e in quarantena: solo soltanto alcune delle fake new in circolazione sul 2019-nCoV.

Ieri perfino l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha deciso di intervenire questa epidemia di falsi miti ormai altrettanto contagiosa che l'epidemia da Coronavirus. «Assistiamo a un'infodemia, un fiume di informazioni, alcune accurate e altre molto meno, che rende difficile per la gente trovare le informazioni utili», ha allertato l'Oms, che ha messo al lavoro i team di comunicazione e social media per individuare e, se il caso, smentire, miti e voci non attendibili.
In particolare, gli agenti dell'Organizzazione di Ginevra sono a caccia delle dicerie che possono rivelarsi più dannose per la salute pubblica, in particolare quelle che riguardano le numerose misure di prevenzione e cura. «Queste fake news vengono ormai sistematicamente confutate con informazioni basate sull'evidenza scientifica», ha fatto sapere l'Organizzazione nell'ormai quotidiano report sul coronavirus e sullo stato del contagio.
DICERIE STRAMBE
Tra i virus informativi che l'Oms ha già rintracciato, quelli che invitano a bombardarsi di antibiotici per farsi trovare preparati in caso di pandemia o l'uso di aglio come fattore di immunizzazione. Le voci da sfatare non riguardano soltanto le cure, ma anche le modalità di trasmissione o l'origine del virus di Wuhan.
Nel mirino dei ricercatori dell'Oms, la notizia molto diffusa che l'infezione possa essere trasmessa attraverso lettere e pacchi postali provenienti dalla Cina (cosa totalmente falsa priva di fondamento) o che il virus sia stato cerato in laboratorio (a seconda le fonti in un laboratorio americano o francese) e poi diffuso ad arte in giro per il pianeta. Senza contare le spiegazioni a sfondo apertamente razzista sull'origine dell'epidemia.
L'alto livello di contagio e di tossicità di queste informazioni non ha allertato soltanto l'Organizzazione Mondiale della Sanità: anche Facebook ha deciso di provare a inoculare un vaccino nella pandemia di informazioni e ha cominciato «a sopprimere tutti i contenuti con false notizie o teorie del complotto segnalate dalle autorità sanitarie che potrebbero nuocere alle persone».
Su Instagram sono già decine gli hashtags bloccati perché veicoli di fake news sanitari. Nel mirino di Facebook, in particolare le notizie che potrebbero scoraggiare le persone a farsi curare. Da qualche giorno, in oltre, un messaggio è inviato sulla bacheca degli utenti per invitarli a consultare le indicazioni presenti sul sito dell'Oms. In prima linea per arginare l'infodemia anche Twitter: a ogni ricerca con la parola #coronavirus, il social invita l'utente a consultare in priorità alcuni siti istituzionali, come quello del Centro americano nazionale delle statistiche sanitarie o quello del governo francese. E' sceso in campo anche Google, che ha messo in piedi un partenariato con l'Oms per pubblicare in tempo reale tutti gli aggiornamenti sul virus e tutte le consegne di sicurezza.

Francesca Pierantozzi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino