Osakue fa il record del disco Un lancio oltre il razzismo

Osakue fa il record del disco Un lancio oltre il razzismo
LA STORIATOKYO Il dio dello sport ha un senso dell'umorismo tutto suo. E adesso se la starà ridendo, beato, da qualche parte. Perché una ragazza di colore che anni fa è stata...

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LA STORIA
TOKYO Il dio dello sport ha un senso dell'umorismo tutto suo. E adesso se la starà ridendo, beato, da qualche parte. Perché una ragazza di colore che anni fa è stata vittima di un'aggressione razzista, adesso è diventata più che mai un simbolo dell'Italia. Più precisamente: una primatista nazionale. Quella ragazza, che al momento di quella vigliaccata del 2018 aveva solo 22 anni, si chiama Daisy Osakue e da ieri detiene il record nazionale di lancio del disco insieme ad Agnese Maffeis, che lo realizzò 25 anni fa. Era il 1996 e mentre la lanciatrice bergamasca faceva il record, Daisy realizzava un'impresa ancor più importante: nasceva. Il primato condiviso, 63,66 metri, vale peraltro l'ingresso nella finale di Tokyo 2020 con la quinta misura. Con l'azzurra che rilancia subito: «Ora voglio aggiungere il prima possibile un altro centimetro alla misura».

IL RAZZISMO

Una vera e propria impresa quella della ragazza nata a Torino da genitori nigeriani. Soprattutto alla luce della longevità del primato della Maffeis. Ma le sue qualità erano ben note da tempo, confermate da una crescita costante nel corso degli anni. Crescita che ha vissuto un brutto momento di stop tre anni fa, quando la ragazza fu aggredita a Moncalieri. Stava tornando a casa poco dopo mezzanotte quando un'auto con a bordo due uomini l'affiancò e le lanciò un uovo in faccia. Che, purtroppo, la colpì a un occhio, causandole l'abrasione a una cornea e costringendola all'intervento chirurgico. Mancava poco agli Europei di atletica di Berlino. Daisy, nonostante tutto, riuscì a esserci, chiudendo anche con un ottimo quinto posto. A dimostrazione del carattere, che abbonda. E che ieri è esploso sotto forma di energia. «Sono entrata in pedana dicendo: o la va, o la spacca - racconta a fine gara - Mi ripetevo: Daisy, mena! Devi lanciare con la cazzimma', senza stare a guardare la tecnica. Però non immaginavo di fare così bene e di entrare in finale alla mia prima Olimpiade. Sto ancora tremando, avrò la temperatura a 50 gradi». Come quella sulle tribune dove, nonostante l'assenza di tifo, a un certo punto si è sentito un boato. «Era la mia famiglia dei lanci», spiega lei. Daisy, oltretutto, ha avuto un avvicinamento ai Giochi tormentato. Per via di un'ernia al disco che l'ha fermata a fine marzo. «Per questo sono felicissima per questo risultato. A un certo punto ho avuto paura di non arrivare preparata. Ma qui contava più il cuore del fisico». Da Paltrinieri alla Quadarella, per distacco il leitmotiv azzurro di queste Olimpiadi.
G. C.
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Il Gazzettino