Ore 9.30, decollano i profughi

Ore 9.30, decollano i profughi
ROMA - Il via alla “relocation” per i richiedenti asilo è stato dato ieri mattina alle 9,30, quando da Ciampino è partito in direzione Svezia, l'aereo con a bordo 19...

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ROMA - Il via alla “relocation” per i richiedenti asilo è stato dato ieri mattina alle 9,30, quando da Ciampino è partito in direzione Svezia, l'aereo con a bordo 19 eritrei (5 le donne), sbarcati nei giorni scorsi a Lampedusa. Destinazione finale Lulea, Svezia settentrionale. Fa così il suo esordio il progetto approvato da Bruxelles che in due anni porterà complessivamente 160mila profughi fuori dai Paesi che sopportano la maggiore pressione migratoria: Italia, Grecia e Ungheria. E a dare il senso della portata storica dell'evento, si sono dati appuntamento allo scalo romano il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, il commissario Ue all'Immigrazione, Dimitris Avramopoulos, e il ministro degli Esteri del Lussemburgo (presidente di turno Ue), Jean Asselborn. «Questo aereo - ha dichiarato Alfano - è un simbolo di vittoria, la vittoria dell'Europa che sa essere solidale e responsabile, ed è la sconfitta di quelli come Salvini che avevano puntato tutto contro l'Italia e contro l'Europa». Nelle prossime settimane, ha aggiunto, «partiranno dall'Italia altri cento richiedenti asilo e in due anni se ne andranno più di quarantamila».

Numero consistente, che va confrontato con alcuni dati: nel 2015 sono giunti in Italia circa 130mila migranti (170mila in tutto il 2014); quelli ora ospitati nelle strutture di accoglienza sono 100mila. Bruxelles assegna 6mila euro per ogni migrante al Paese che accetta di riceverli, mentre allo Stato da cui partono (oggi dall'Italia) danno 500 euro a persona per le spese di trasferimento. L'ultima immagine degli eritrei li ritrae sorridenti sulla scaletta dell'aereo. «Cerco serenità e pace, quelle che non avevo in Eritrea», ha detto Michele, 26 anni, uno dei profughi.
Nel centro di Lampedusa i 19 hanno accettato di farsi identificare e sono stati selezionati per la “relocation”. Ma non tutti i migranti accettano le procedure di identificazione: finora nel 2105, uno su tre si è rifiutato per non restare “prigioniero” in Italia, dato che le regole imponevano ai richiedenti asilo di rimanere nel Paese di primo approdo.
Per ora è attivo un solo hotspot (a Lampedusa), centro dove funzionari europei collaborano alla registrazione dei migranti sbarcati. Prevista l'apertura di altri 5 a Pozzallo, Porto Empedocle, Trapani, Augusta e Taranto. Ma ci sono ancora ombre. Da alcuni giorni a Lampedusa si registrano proteste al grido di «no finger prints» (no alle impronte digitali). Avramopoulos ha chiarito: «Non sono i richiedenti asilo a decidere il Paese in cui vogliono andare: questo spetta a noi e se non accettano la destinazione devono tornare da dove sono venuti». Per chi non rientra nel canale dei richiedenti asilo, i cosiddetti migranti economici, il piano europeo prevede il rimpatrio. In attesa di partire devono però restare in centri chiusi, come i Cie, che potrebbero di nuovo affollarsi. «Tutto il sistema - ha replicato Alfano - si fonda sui rimpatri rapidi di chi non ha diritto a chiedere asilo».

C.Man.

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Il Gazzettino